Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. Parete di fondo: il Globo Terracqueo con le Terre conosciute fino la 1574. Negli quattro angoli la personificazione dei continenti, nelle sembianze di quattro matrone. Sopra, nell'imposta della volta, uno dei simboli dei dodici segni zodiacali tratti dalla mitologia.

Palazzo Farnese di Caprarola. Gli interni. 3. Il piano nobile, una meraviglia infinita.

IL PIANO NOBILE:                                                                          VISITE GUIDATE A PALAZZO FARNESE CON GUIDE TURISTICHE SPECIALIZZATE: 328.4248738

Il piccolo vestibolo, dipinto tra il 1576 e il 1577, chiamato “seconda guardia”, venne decorata sulle quattro pareti e nella volta. Richiama il più antico stemma farnesiano ossia l’Unicorno che si disseta da un rivo, paesaggio con ruderi antichi, e dei simboli che vi svelerò sul posto.

Il portico circolare:

Il vestibolo immette nel portico circolare del Piano Nobile, che a sua volta mette in comunicazione gli ambienti di questo piano, dei giardini e delle scale di servizio che servono i due piani superiori della servitù. La decorazione pittorica del portico venne realizzata tra il 1576 e il 1577.

Nelle nicchie del portico furono posti i busti di dieci Cesari, mentre altri due, i busti di Tito e di Domiziano collocati negli oculi sopra le porte delle sale di rappresentanza. Purtroppo nessuno dei busti rimase al suo posto, perché com’è noto, vennero trasferiti al Palazzo Farnese di Roma nel 1861. Fu il re Francesco II di Borbone a farli prelevare durante i lavori per l’adeguamento della permanenza alle esigenze della corte napoletana in esilio.

LA LOGGIA DI ERCOLE O SALA DI ERCOLE: Pareti e fontana 1572-1573. Sulle pareti venne raffigurato il patrimonio dei Farnese, in dieci vedute, dai Ducati di Parma e Piacenza, ai luoghi nella Tuscia.

Palazzo Farnese di Caprarola. Sala di Ercole. Dettaglio della fontana, costruita tra il 1572 e il 1573 da Curzio Maccarone, che aveva già lavorato a Villa d'Este di Tivoli e al Vaticano. L'acqua sgorgava precisamente dove si vede il fiume che scende, aggiungendo un suono piacevole alle orecchie, oltre alla soddisfazione della vista dell'insieme della fontana, fatta di mosaici, stucchi, sculture.

Palazzo Farnese di Caprarola. Sala di Ercole. Dettaglio della fontana, costruita tra il 1572 e il 1573 da Curzio Maccarone, che aveva già lavorato a Villa d’Este di Tivoli e al Vaticano. L’acqua sgorgava precisamente dove si vede il fiume che scende, aggiungendo un suono piacevole alle orecchie, oltre alla soddisfazione della vista dell’insieme della fontana, fatta di mosaici, stucchi, sculture.

La vista che si apre attraverso le arcate, ora coperte da vetri, sul paesaggio verso Roma, completa quanto viene rappresentato all’interno, perché mostra il coronamento del potere dei Farnese che intraprendendo la carriera ecclesiastica, e l’abile politica matrimoniale, arrivarono sui vertici gerarchici della Corte Pontificia.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. La scena principale nella volta, con la creazione leggendaria del lago di Vico da Parte di Ercole. I contadini che persero la sfida lanciata loro da Ercole, guardano meravigliati l'opera: l'acqua che origina il lago. Il Gran Cardinale si identifica con l'eroe mitologico. Il motivo? Ve lo svelerò sul posto.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. La scena principale nella volta, con la creazione leggendaria del lago di Vico da Parte di Ercole. I contadini che persero la sfida lanciata loro da Ercole, guardano meravigliati l’opera: l’acqua che origina il lago. Il Gran Cardinale si identifica con l’eroe mitologico. Il motivo? Ve lo svelerò sul posto.

La volta e le lunette (1568-1569). Nella volta al centro, è dipinta la creazione mitica del lago di Vico, con al centro Ercole, nella cui persona s’identifica il Gran cardinal Alessandro Farnese, in questo caso per le opere di sistemazione idrica da lui fatte realizzare. Quanta meraviglia, sul volto dei contadini, intorno all’acqua scaturita! Il momento prima si trovarono ancora impegnati di estrarre la spranga che Ercole conficcò nel terreno, lanciando loro questa sfida che i terreni mortali difficilmente poterono vincere.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. La città di Piacenza, all'epoca possedimento dei Farnese.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. La città di Piacenza, all’epoca possedimento dei Farnese.

Nei riquadri maggiori della volta, le Gesta di Ercole. Tra i personaggi almeno un ritratto è certamente al vero, si trova nel riquadro della Costruzione del Tempio di Ercole (in allusione alla costruzione del Palazzo), dove viene raffigurato l’architetto Jacopo Barozzi da Vignola, riconoscibile dal compasso che tiene nella mano e dalla comparazione di altri suoi ritratti.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. La costruzione del Tempio di Ercole sul Monte Venere (non si vede sulla foto). In primo piano nella figura con il compasso con la mano è effigiato il famoso architetto, Jacopo Barozzi detto il Vignola.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. La costruzione del Tempio di Ercole sul Monte Venere (non si vede sulla foto). In primo piano nella figura con il compasso con la mano è effigiato il famoso architetto, Jacopo Barozzi detto il Vignola.

Nei riquadri minori sono rappresentati le dodici fatiche di Ercole, mentre nelle lunette troviamo l’episodio del furto dei buoi di Ercole e l’intervento di Giove che investe con una pioggia di sassi i due ladroni.

Dalla bellissima fontana rivestita con stucchi e mosaici, e ornato da quattro fanciulli in marmo cipollino, all’epoca sgorgava l’acqua, rendendo l’ambiente semiaperto più fresco. La fontana fu scolpita dal famoso “Curzio delle fontane” ovvero Curzio Maccarone, attivo anche a Tivoli, un esperto del settore conteso dai signori più illustri. Mentre il mosaico dello sfondo è attribuito a Francesco da Tivoli oppure al giovane El Greco (che però come noto, non fece fortuna nella corte Farnese come pittore).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. Ercole raffigurato in una delle dodici fatiche, in cui uccide l'Idra di Lerna.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Ercole. Ercole raffigurato in una delle dodici fatiche, in cui uccide l’Idra di Lerna.

Le sei statue putti furono in parte restaurati nel Cinquecento, presumibilmente da Giovanni Battista De’ Bianchi, scultore-restauratore al servizio del cardinale Alessandro Farnese. Quanto riguarda la composizione della fontana, è stata interpretata come un’ allegoria del battesimo.

L’iconografia della sala fu quasi certamente elaborata dal bibliotecario del Gran cardinal Farnese, Fulvio Orsini. Le gesta di Ercole tratte dal commentario di Servio a Virgilio.

La decorazione della sala fu avviata da Federico Zuccari, con la scena centrale della volta, a lui subentrò un suo rivale Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja che adeguò il proprio stile a quello di Federico nel completare il resto.

Le scene rappresentate: La creazione del lago di Vico. Ercole conficca la lancia nel terreno sfidando i pastori ad estrarla. I giovani pastori tentano invano ad estrarre la spranga. Ercole estrae la spranga, e dal terreno sgorga l’acqua che dà origine al lago di Vico. Ercole disteso tra le acque che ha riempito il bacino del lago. Gli abitanti dei Cimini costruiscono un tempio dedicato ad Ercole. Ercole uccide l’idra di Lerna. Ercole uccide il toro crestese.

LA CAPPELLA: Decorazione, Federico Zuccari e aiuti, 1566-1567. La pianta di forma circolare, diametro m 9,70, è speculare a quella della Scala Regia. I dipinti, gli stucchi, le dorature, il pavimento e la loro composizione in svariate forme ed incastri di figure rivelano una raffinatezza fuori del comune.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Il centro della volta con l'immagine della Creazione del mondo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Il centro della volta con l’immagine della Creazione del mondo.

Analogamente all’uso raffinato della luce, che filtra da vetrate colorate istoriate, creando l’atmosfera che riporta nei tempi biblici, perfetta al tema rievocato nella volta: la creazione del mondo al centro, e sei scene tratte dall’Antico Testamento.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Sulla parete circolare oltre le figure tratte dal Nuovo Testamento e la loro storia entro piccoli riquadri in grisaille, i simboli Farnesiani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Sulla parete circolare oltre le figure tratte dal Nuovo Testamento e la loro storia entro piccoli riquadri in grisaille, i simboli Farnesiani.

Le finestre furono realizzate da un “Ruberto fiammingo”, attivo nella corte del Gran cardinale, anche come pittore di paesaggi.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Particolare di una delle vetrate con la figura di San Pietro.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Particolare di una delle vetrate con la figura di San Pietro.

Il numero degli apostoli delle quattro finestre, viene completato con gli altri otto, che invece vengono dipinti nei rettangoli della parete circolare, che, illusionisticamente, ripropongono una loggia serliana.

Il pavimento forma dei complessi disegni conformemente allo stile del Vignola, rispecchia gli scomparti della volta, ai cui medaglioni corrispondono dei tondi preziosi in marmo, e non poteva non venir sfruttato per proporre, ancora una volta, i motivi araldici dei Farnese.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Sulla destra dell'altare il ritratto del Vignola. Sulla Sinistra, di Taddeo Zuccaro.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Sulla destra dell’altare il ritratto del Vignola. Sulla Sinistra, di Taddeo Zuccaro. Il pavimento dai dettagli molto disegnati, rispecchia la divisione della volta.

Nella cupola vengono raffigurate scene del Vecchio Testamento, sulle pareti apostoli a figura intera, una Pietà tra San Giovanni Battista e le Marie al sepolcro.  Quest’ultima è la copia della pala d’altare che Taddeo Zuccari dipinse per questa cappella, ma che il fratello Federico, dopo la morte di Taddeo preferì tenere per sé.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. L'apostolo Taddeo, in cui notoriamente viene effigiato il pittore Taddeo Zuccaro.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. L’apostolo Taddeo, in cui notoriamente viene effigiato il pittore Taddeo Zuccaro.

La decorazione pittorica si deve a Federico Zuccari, che a settembre del 1566 subentrò al fratello Taddeo, morto pochi giorni prima. Tra i volti raffigurati nella sala, dei ritratti al vero.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Sulla sinistra Jacopo Barozzi detto il Vignola, effigiato nelle sembianze di san Giacomo apostolo. Sulla destra San Giovanni Battista.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Cappella. Sulla sinistra Jacopo Barozzi detto il Vignola, effigiato nelle sembianze di san Giacomo apostolo. Sulla destra San Giovanni Battista.

Le scene ritratte: La Creazione degli astri. La Creazione di Eva. Il Diluvio Universale. Il Sacrificio d’Isacco. Il Passaggio del Mar Rosso. Samuele consacra a re David, ungendolo con l’olio che cade dal corno. David riceve i tributi dai popoli assoggettati.

LA SALA DEI FASTI FARNESIANI: E’ la sala d’onore, decorata con eccezionale raffinatezza, dove il Gran Cardinal Farnese desiderò far dipingere gli eventi salienti della storia della casata. Gli episodi dalla scalata al potere e all’affermazione (1100-1435) vennero dipinti nella volta, sulle pareti furono affrescati gli avvenimenti che coincidono con il massimo splendore del secolo XVI.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Sulla parete di fondo, da sinistra a destra: Pierluigi Farnese nominato capitano della Chiesa dal padre, papa Paolo III. In mezzo il ritratto di Enrico II di Francia (figlio di Francesco I). Sulla destra: Orazio Farnese nominato prefetto di Roma da papa Paolo III.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Sulla parete di fondo, da sinistra a destra: Pierluigi Farnese nominato capitano della Chiesa dal padre, papa Paolo III. In mezzo il ritratto di Enrico II di Francia (figlio di Francesco I). Sulla destra: Orazio Farnese nominato prefetto di Roma da papa Paolo III.

La grande storia europea s’intreccia con quella dei Farnese, in cui il Gran Cardinale si riserva un ruolo da protagonista, continuando la narrazione di quanto fu affrescato nel Palazzo della Cancelleria dal Vasari (1546)e nel Palazzo Farnese di Roma da Francesco Salviati (1552-1556) e dallo stesso Taddeo Zuccari che nel 1563 subentrò al primo.

Il Gran Cardinal Farnese è in vista, in sette riquadri su otto, impegnato nelle delicate missioni diplomatiche per lo Stato Pontificio, fino alla metà del secolo XVI, presente agli importanti matrimoni che imparentarono i Farnese con l’imperatore e con i reali di Francia, più volte ritratto a fianco appunto, dell’imperatore Carlo V e del re Francesco I.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Da sinistra a destra: Il matrimonio di Ottavio Farnese (fratello minore del Gran Cardinale) con Margherita d'Austria, figlia naturale dell'imperatore Carlo V. La data reale dell'evento 1538. Al centro: ritratto di Filippo II di Spagna. Sulla destra le nozze di Orazio Farnese (altro fratello del Gran Cardinale) con Diana di Valois. La data reale delle nozze 1553. Ancor più a destra, la Guerra ai Luterani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Da sinistra a destra: Il matrimonio di Ottavio Farnese (fratello minore del Gran Cardinale) con Margherita d’Austria, figlia naturale dell’imperatore Carlo V. La data reale dell’evento 1538. Al centro: ritratto di Filippo II di Spagna. Sulla destra le nozze di Orazio Farnese (altro fratello del Gran Cardinale) con Diana di Valois. La data reale delle nozze 1553. Ancor più a destra, la Guerra ai Luterani.

Certo, colpisce la figura di Carlo V e di Francesco I di Francia, così come le scene dei matrimoni, perché rievocano inevitabilmente nella mente i personaggi rappresentati (1556-1561) su commissione di Cosimo I de’ Medici per le Storie della famiglia Medici, al Quartiere di Leone X al Palazzo Vecchio. Ci si fa caso, anche perché, com’è noto, Cosimo non riuscì mai a guadagnare la fiducia di papa Paolo III.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Il matrimonio chiaccherato di Ottavio Farnese e di Margherita d'Austria, figlia naturale dell'imperatore Carlo V. 1538 è la data storica reale in cui avvennero le nozze.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Il matrimonio chiaccherato di Ottavio Farnese e di Margherita d’Austria, figlia naturale dell’imperatore Carlo V. 1538 è la data storica reale in cui avvennero le nozze.

Come abbiamo accennato, gli episodi raffigurati nella Sala dei Fasti, traggono la loro bellezza dalla maniera di dipingere di Taddeo Zuccari e allievi. Bellezza, alla quale si aggiunge un’altra qualità, quella, dell’estrema ricerca per i dettagli, che rende il momento raffigurato, un bellissimo documento da osservare. Abbiamo a che fare con un genere di pittura che, semplificando, viene definita pittura di storia.

Gli episodi raffigurati nella Sala dei Fasti, traggono la loro bellezza dalla maniera di dipingere di Taddeo Zuccari e allievi. Bellezza, alla quale si aggiunge un’altra qualità, quella, dell’estrema ricerca per i dettagli, che rende il momento dipinto, un bellissimo documento da osservare. Abbiamo a che fare con un genere di pittura che viene definita pittura di storia.

Per arrivare a questi dettagli, gli intellettuali del Gran Cardinale misero insieme un lavoro d’équipe, facendo delle ricerche approfondite circa le circostanze degli eventi, il ritratto dei personaggi, (presi a modello dipinti, medaglie, stampe, incisioni) e il cerimoniale. Quante opere famose e quali pittori unici escono fuori, se uno va ad identificare i ritratti con le loro fonti! Signori, si parla di Tiziano, delle famosissime stampe veneziane, delle medaglie e delle incisioni più belle che il Rinascimento Italiano abbia mai creato.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Nella volta gli eventi dell'ascesa e dell'affermazione dei Farnese, dal 1100 al 1453.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Nella volta gli eventi dell’ascesa e dell’affermazione dei Farnese, dal 1100 al 1453.

Rimanendo un attimo all’argomento dei ritratti al vero, che appaiono sugli affreschi del Palazzo Farnese di Caprarola, si rivelano di grande interesse, perché notoriamente, costituiscono una vera e propria galleria di ritratti dell’epoca, il risultato dell’operato degli stessi intellettuali che crearono delle raccolte di effigi di personaggi famosi, a partire dagli imperatori romani. La necessità che promosse l’attività di questa cerchia di intellettuali specializzati, fu dover appunto fornire i ritratti al vero alla corte di Cosimo I de’ Medici per le menzionate Storie della famiglia Medici (1556-1561) al Quartiere di Leone X, e parallelamente alla corte del Gran cardinal Farnese.

Carlo V fece il suo ingresso solenne a Parigi, nel 1540, dopo tutta una serie di ingressi solenni nelle altre città francesi, venendo dalla Spagna, e diretto nelle Fiandre. L'evento suscitò certi malumori, anche per le spese che comportava, per le stesse città. Dell'ingresso a Parigi si hanno molte fonti documentarie, che raccontano ogni dettaglio dello svolgimento. Il Gran Cardinal Farnese si fece dipingere sotto il baldacchino, a fianco di Carlo V e il cardinale Jean du Bellay, mentre nella realtà attendeva l'arrivo di Carlo V accompagnato da Francesco I, davanti alla cattedrale.

Carlo V fece il suo ingresso solenne a Parigi, nel 1540, dopo tutta una serie di ingressi solenni nelle altre città francesi, venendo dalla Spagna, e diretto nelle Fiandre. L’evento suscitò certi malumori, anche per le spese che comportava, per le stesse città. Dell’ingresso a Parigi si hanno molte fonti documentarie, che raccontano ogni dettaglio dello svolgimento. Il Gran Cardinal Farnese si fece dipingere sotto il baldacchino, a fianco di Carlo V e il cardinale Jean du Bellay, mentre nella realtà attendeva l’arrivo di Carlo V accompagnato da Francesco I, davanti alla cattedrale.

Potevano però le meravigliose scene dipinte, essere modificate rispetto alla realtà vera? Certo, la narrazione veniva riaggiornata, come sempre, secondo la volontà del committente, mettendo in risalto gli aspetti che aumentassero il suo prestigio. E non vi è alcun dubbio, il Gran Cardinal Farnese amava millantare, ma, in fin dei conti, non era un discendente del rappresentante pro-tempore di Dio in questa terra?

Cambiando argomento, vi domando se avete notato i bei costumi sugli affreschi, specialmente nella scena dei due matrimoni? Ancora una volta, si ha il piacere di osservare dei preziosi dettagli circa le circostanze, stando però alle osservazioni di Elisabetta Gnignera, specialista della storia delle acconciature e del costume medievale e rinascimentale italiano, i costumi, non corrispondono alla moda del periodo in cui avvennero gli episodi storici, risalgono invece agli anni di esecuzione degli affreschi.

Dopo l'elezione al soglio pontificio di Giulio III, i Farnese attraversarono un periodo di crisi. Giulio III mandò il Gran Cardinal Farnese a Parma, per richiamare all'obbedienza il fratello Ottavio, che si rifiutava di restituire il ducato al papa come feudo pontificio. Bibliografia: Andretta, 1995, p. 58. In: Tesi di laurea La cerchia di Giulio Clovio, gli incontri, i viaggi, le amicizie di un artista europeo. p. 63. Stefano Onofri, Università di Bologna.

Dopo l’elezione al soglio pontificio di Giulio III, i Farnese attraversarono un periodo di crisi. Giulio III mandò il Gran Cardinal Farnese a Parma, per richiamare all’obbedienza il fratello Ottavio, che si rifiutava di restituire il ducato al papa come feudo pontificio.
Bibliografia: Andretta, 1995, p. 58. In: Tesi di laurea La cerchia di Giulio Clovio, gli incontri, i viaggi, le amicizie di un artista europeo. p. 63. Stefano Onofri, Università di Bologna.

Io so, che tra voi visitatori, qualcuno si accorgerà del fatto che le date degli eventi riportate in latino sopra ogni riquadro, non corrispondono a quelle reali. Ebbene, si suppone, perché si volesse inquadrare l’ascesa della casata in una logica tempistica graduale.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. La guerra ai Luterani, data storica 1546.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. La guerra ai Luterani, data storica 1546.

Quanto l’elaborazione dei temi delle scene rappresentate, è documentato l’operato di Onofrio Panvinio e di Fulvio Orsini, con la collaborazione di Paolo Manuzio per le epigrafi scritte in latino.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. L'incontro di Worms, l'evento storico svoltosi nel 1544.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. L’incontro di Worms, l’evento storico svoltosi nel 1544.

I vostri occhi abituati all’arte, fanno facilmente intuire, che i ritratti di papa Paolo III Farnese, dei figli e dei nipoti, furono mutuati da dipinti di Tiziano, a testimonianza del fatto che i Farnese plasmarono la propria immagine propagandistica attraverso l’arte, alla pari dell’imperatore Carlo V.

Pierluigi Farnese, il figlio prediletto di papa Paolo III Farnese, nominato generale dell'esercito pontificio da suo padre. La data storica è 1537.

Pierluigi Farnese, il figlio prediletto di papa Paolo III Farnese, nominato generale dell’esercito pontificio da suo padre. La data storica è 1537.

Andando alla ricerca di ritratti, terreno irto di pericoli e di difficoltà, si consideri che nelle otto scene furono raffigurati i personaggi a cui la famiglia si sentiva legata, sulla cui fedeltà o protezione poteva contare, nell’ottica dell’affermazione dinastica.

Le otto scene principali sulle pareti:

Pierluigi Farnese è nominato capitano della Chiesa da papa Paolo III, l’evento avvenne nel 1537, mentre l’iscrizione in latino presenta la data 1535.

Orazio Farnese è nominato prefetto di Roma da papa Paolo III, la data reale della nomina è 1547, mentre l’iscrizione in latino reca la data 1538.

Incontro di Worms (1544).

Giulio III restituisce Parma ai Farnese (1550).

Ottavio Farnese sposa Margherita d’Austria, la data in cui avvennero le nozze è 1538, mentre l’iscrizione in latino reca la data 1539.

Matrimonio di Orazio Farnese con Diana di Valois, la data reale 1553, l’iscrizione in latino  1552.

La guerra ai Luterani (1546).

L’ingresso a Parigi di Carlo V (1540).

Nella volta vengono rievocati gli eventi relativi al periodo di ascesa e di affermazione (1100-1435) dei Farnese.

L’ANTICAMERA DEL CONCILIO (1561-1563 Taddeo Zuccari ed allievi, media tra il salone d’onore e le stanze private del Gran Cardinale): Quale altra decorazione più preziosa, per celebrare la figura ed i fatti salienti del pontificato del nonno papa? Il Gran Cardinal Farnese forse ci metteva anche il cuore nel far ideare un ambiente così meraviglioso per Paolo III, che portò la Casata all’apice del potere.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera del Concilio. Da sinistra a destra: 1) la virtù de La Sicurezza. 2) Paolo III e la tregua di Nizza tra l'imperatore Carlo V e Francesco I di Francia. 3) la virtù de La Pace. 4) La virtù de La Religione. 5) L'apertura del Concilio di Trento 1542. 6) La virtù de La Giustizia.

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera del Concilio. Da sinistra a destra: 1) la virtù de La Sicurezza. 2) Paolo III e la tregua di Nizza tra l’imperatore Carlo V e Francesco I di Francia. 3) la virtù de La Pace. 4) La virtù de La Religione. 5) L’apertura del Concilio di Trento 1542. 6) La virtù de La Giustizia.

La volta tempestata di stucchi lavorati ad effetto cammeo, dorature, gli stemmi e dei simboli dei Farnese, ricopre un ambiente quadrangolare entro quattro colonne illusionistiche dipinte dal Vignola, e dalle pareti decorate con fatti salienti del pontificato. Al centro della volta, l’investitura di papa Paolo III.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera del Concilio di Trento. La volta con al centro dell'incoronazione di papa Paolo III, il nonno del Gran Cardinal Alessandro.

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera del Concilio di Trento. La volta con al centro dell’incoronazione di papa Paolo III, il nonno del Gran Cardinal Alessandro.

Le scene delle pareti glorificano il ruolo del pontefice in un periodo storico segnato dalla minaccia espansionistica dei Turchi e da gravi crisi religiose e politiche.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera del Concilio. Scena di sinistra, parete: Carlo V rende omaggio a papa Paolo III nel 1536, dopo la vittoria di Tunisi del 1535. Scena destra: Paolo III nomina dei cardinali, quattro dei quali diventeranno pontefici. Sopra le porte la figura di due virtù, ideate da monete della collezione del Gran Cardinale.

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera del Concilio. Scena di sinistra, parete: Carlo V rende omaggio a papa Paolo III nel 1536, dopo la vittoria di Tunisi del 1535. Scena destra: Paolo III nomina dei cardinali, quattro dei quali diventeranno pontefici. Sopra le porte la figura di due virtù, ideate da monete della collezione del Gran Cardinale.

Al tema centrale religioso del secolo XVI, quale risposta la Chiesa Cattolica potesse dare al movimento riformatore dei Protestanti, papa Paolo III indisse il concilio generale, che avrà sede a Trento. Com’è noto, Paolo III è spesso citato come il papa del Concilio di Trento, la cui indizione e apertura vennero affrescate in una scena e di cui, come s’intuisce facilmente, la sala prende il suo nome.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera del Concilio. L'apertura del Concilio di Trento nel 1545.

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera del Concilio. L’apertura del Concilio di Trento nel 1545.

Le sei raffinate sculture dipinte sopra le porta, sono tratte di monete antiche della collezione del Gran Cardinal Farnese, e ideate da Annibal Caro e Fulvio Orsini, rappresentano infine le virtù fiorite sotto l’egida di papa Paolo III: la Carità, la Giustizia, la Fede, la Sovranità, la Pace, l’Abbondanza. Tuttavia, esistono delle interpretazioni diverse, che puoi leggere nella didascalia della prima foto. Fu Onofrio Panivinio a curare le scene storiche e le relative iscrizioni.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera del Concilio. Carlo V rende omaggio (fa il bacio della pantofola) a papa Paolo III, dopo la vittoria di Tunisi.

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera del Concilio. Carlo V rende omaggio (fa il bacio della pantofola) a papa Paolo III, dopo la vittoria di Tunisi.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera del Concilio. La Tregua di Nizza del 1538 nel conflitto franco-imperiale. Fu il Gran Cardinal Alessandro Farnese a coordinare il viaggio del nonno, papa Paolo III (v. in Patrizia Rosini: Clelia Farnese).

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera del Concilio. La Tregua di Nizza del 1538 nel conflitto franco-imperiale. Fu il Gran Cardinal Alessandro Farnese a coordinare il viaggio del nonno, papa Paolo III (v. in Patrizia Rosini: Clelia Farnese).

Le scene della volta:

Investitura di Paolo III (1534)

Papa Paolo III ottiene l’unione della flotta imperiale e veneta contro i Turchi (1538)

Paolo III scomunica Enrico VIII d’Inghilterra (1536)

Sottomissione di Perugia dopo la ribellione contro la tassa sul sale (1540)

Paolo III accompagna con preghiere la flotta imperiale che salpa verso Tunisi (1535)

Le scene sulle pareti:

Omaggio di Carlo V a Paolo III dopo la vittoria di Tunisi (1535)

Paolo III nomina dei cardinali, quattro dei quali destinati a divenire dei papi

La tregua di Nizza tra Carlo V e Francesco I (1538)

L’apertura del Concilio di Trento.

Fonti per la rifondazione di Roma da parte di Paolo III: 1. Maria Antonietta Visceglia: Il viaggio cerimoniale di Carlo V dopo Tunisi. 2. Salatin: Paolo III, Latino Giovenale Manetti e Carlo V: strategie urbane tra le miracolose ruine.

LA CAMERA DELL’AURORA: 1563-1565 Taddeo Zuccari e aiuti. Qui dovremmo sdraiarci tutti sulla schiena, per ammirare la volta, come aveva il privilegio di fare il Gran Cardinale, dal suo letto! Sì, perché quest’ambiente era la camera da letto  dell’appartamento d’estate del Cardinal Farnese, che suscitava l’ammirazione già dei contemporanei, come sappiamo dal Vasari.

Una loggia ovale dipinta in 3D, che sfonda sul cielo della Notte e dell’Aurora, da una complessità ottica che fu realizzata per corrispondere ai requisiti volti da Annibal Caro al pittore in una lettera. “Vi si debbano fare cose convenienti al luogo, e fuor dell’ordinario, così quanto all’invenzione, come quanto all’artifizio.” La finta loggia, crea l’illusione ottica, come se le pareti della stanza fossero più alte di quanto non lo siano nella realtà.

Dalle minuziose istruzioni del Caro si viene inoltre a sapere, che il cardinal Farnese dormiva con i piedi verso la parete, dove venne dipinto nella volta il Carro della Notte, mentre la testa doveva essere nella direzione della finestra, dove si vede il Carro dell’Aurora. I colori scuri dovettero essere usati dal carro della Notte verso l’Aurora, fino a metà del dipinto. Da quel punto, l’effetto della luce nascente illuminava i dettagli delle figure, ed i colori, e dando loro un rilievo crescente.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dell'Aurora. La volta.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dell’Aurora. La volta.

Oltre il Carro della Notte e dell’Aurora, vi è anche il Carro della Luna, poi Hermes identificabile dal casco e il caduceo alati. Al centro la figura del Crepuscolo alato anche lui, che spegne la fiaccola della notte e accende quella dell’Aurora.

E come la mettiamo con la paternità dell’invenzione della finta loggia? Bene, si capta al primo sguardo, che vi è un uso prevalente dell’elemento architettonico nell’affresco della volta. L’architettura dipinta, è un tipo di pittura che rientrava nelle esperienze di Taddeo Zuccari? Sicuramente fino al momento della realizzazione degli affreschi della Sala dell’Aurora no (e nemmeno del fratello Federico), tant’è vero, che Taddeo affidava le pitture illusionistiche ad Antenore Ridolfi.

Gli addetti ai lavori spiegano, che l’elemento architettonico della volta della Sala dell’Aurora riflette delle conoscenze tecniche più aggiornate, rispetto alle griglie modellate in stucco dei fratelli Zuccari. Le aggiornate tecniche potevano benissimo provenire dagli studi nuovi condotti in quegli anni dal Vignola, che intendeva pubblicarli nel trattato “Le belle regole della Prospettiva” destinato ad uso dei pittori.

Ebbene, si pensa, che fosse proprio il Vignola a dare la prima forma a quelle sue regole, proprio nella Stanza del Sonno di Caprarola, di cui si ritiene, che abbia captato le influenze dal Palazzo Tè di Giulio Romano, e non solo. Si ricorda inoltre, che l’Emilia dalla metà del secolo XVI era il centro dove si svilupparono delle nuove ricerche sulla Prospettiva.

Una domanda che viene spesso fatta dai visitatori in questa stanza, come mai le pareti non sono affrescate? E così succede anche in altre stanze private del Piano Nobile. Perché ai tempi del Gran cardinal Farnese erano ricoperti di seta e di cuoio, venduti in un secondo tempo all’asta, dai Farnese.

Com’è di regola, anche in questa sala, il tema mitologico-allegorico scelto si aggancia strettamente alla funzione dell’ambiente, che, come abbiamo detto, era la camera da letto estiva del Gran Cardinale, nonché la prima del susseguirsi di stanze private.

Ed ecco, che il tema mitologico permette l’inserimento del profano, del filone neoplatonico caro al Gran Cardinale, che espone alla vista e all’intelletto queste conoscenze erudite, parallelamente al Sacro, in vari punti del palazzo.

Quanto alla pittura illusionistica, si ricordano alcune tappe importanti precedenti alla volta della Sala dell’Aurora di Caprarola: Mantegna, Camera degli Sposi a Mantova Palazzo Ducale 1465-1474; Peruzzi Sala della Prospettive 1516-1517; Giulio Romano Palazzo Tè Mantova realizzazione degli affreschi della Caduta dei Giganti 1532-1535.

Bibliografia utilizzata: Prospettive architettoniche. Conservazione digitale, divulgazione e studio, volume I. A cura di Graziano Mario Valenti. Web.

LA STANZA DEI LANIFICI: 1563-1565. L’opera pittorica è di Taddeo Zuccari e aiuti. Con ogni probabilità è uno spogliatoio del Gran Cardinale, che non può che suscitare meraviglia! La sofistica decorazione alla quali il Gran Cardinale ci ha fatto abituare fin qui, non viene a meno nemmeno in questa stanza, e rimarrà un costante fino alla fine del percorso.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. La volta, con al centro Atena che dona i primi vestiti (pelli) agli uomini. In basso: La scoperta della porpora da parte di Ercole.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. La volta, con al centro Atena che dona i primi vestiti (pelli) agli uomini. In basso: La scoperta della porpora da parte di Ercole.

I temi scelti per le rappresentazioni principali sono coerenti con l’argomento del vestirsi, della sua storia mitologica, dalle materie usate, fino all’arte della filatura, la tessitura, la colorazione dei tessuti, la realizzazione degli abiti.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. Nell'ottagono: Aracne sfida Atena nel tessere. In basso: Atena trasforma Aracne in ragno.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. Nell’ottagono: Aracne sfida Atena nel tessere. In basso: Atena trasforma Aracne in ragno.

Particolarmente adatto a quest’ambiente l’episodio della scoperta della porpora, da parte di Ercole, in consonanza con la porpora cardinalizia che dovette abbondare nel vestire del Gran cardinal Farnese.

Palazzo Farnese di Caprarola. La sala dei lanifici. Ercole e Jole con il primo abito di porpora.

Palazzo Farnese di Caprarola. La sala dei lanifici. Ercole e Jole con il primo abito di porpora.

Dice la leggenda, che il cane di Ercole, giocando sulla spiaggia della Fenicia, aprì delle conchiglie dalle quali fuoruscì un liquido rosso. Jole, la giovane di Tiro di cui Ercole si era innamorato, chiese all’eroe di procurare tale liquido per cui egli è ritenuto l’inventore della porpora.

Quanto al programma iconografico, tradizionalmente si ritiene se ne occupò Annibal Caro, non è da escludere il coinvolgimento di Fulvio Orsini, grande conoscitore delle leggende di Ercole.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. Dettaglio.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. Dettaglio.

Le nove scene sono tratte dalla mitologia:

Minerva, alla cui statua vengono offerti sacrifici, dà i primi abiti agli uomini.

La leggenda di Ercole che stando con la sua amica Jole, trova sulla spiaggia fenicia la conchiglia della porpora.

Ercole e Jole con la prima veste color porpora.

Aracne sfida Minerva nell’arte di tessere.

Aracne tramutata in ragno da Minerva.

I popoli della Scizia raccolgono materie filamentose dagli alberi per tessere la tela.

Pan che tenta sedurre la ninfa Siringa con cesti di lana a suon di musica.

I Seri o Cinesi che raccolgono le more di gelso da cui estrarre la seta.

Le Grazie con Cupido.

 

LA STANZA DELLA SOLITUDINE O DEI FILOSOFI:Dopo la Stanza dei lanifici, dove la contemplazione si limitava ad un aspetto esteriore, quale i vestiti e la storia della loro produzione, si ritrova catapultati nella sfera della solitudine, della contemplazione interiore, dell’elevazione della mente. E’ un programma decorativo sofisticato, che coinvolge la religione, la filosofia, l’erudizione, elaborato su indicazione di Onofrio Panvinio, il frate agostino esperto nella storia ecclesiastica, da Annibal Caro, come lo testimonia la lettera del Caro indirizzato a Panvinio, del 15 maggio del 1565, per discutere “le invenzioni per dipingere lo studio del Monsignor Illustrissimo Farnese.” La Stanza fu affrescata probabilmente tra il 1565-1566 da Taddeo Zuccari e bottega.La stanza era dedicata a studio del Gran cardinal Alessandro Farnese, nell’appartamento estivo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala della solitudine o dei filosofi. Cristo predicante esce dal deserto, ai lati San Giovanni Battista identificabile dalla croce di verghe e San Paolo con il libro che allude ai suoi numerosi scritti. Possibile riferimento al passagio dal vizio alla virtù e all'Accademia Fiorentina dei neoplatonici. Quali? Ve lo svelerò sul posto.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala della solitudine o dei filosofi. Cristo predicante esce dal deserto, ai lati San Giovanni Battista identificabile dalla croce di verghe e San Paolo con il libro che allude ai suoi numerosi scritti. Possibile riferimento al passagio dal vizio alla virtù e all’Accademia Fiorentina dei neoplatonici. Quali? Ve lo svelerò sul posto.

Quante volte avrà meditato il Gran Cardinal Farnese in quest’ambiente, osservando i venti personaggi dipinti nella volta, fermando lo sguardo su uno dopo l’altro, percorrendo la loro storia?

Nei due grandi riquadri principali della volta sono contrapposti: il Cristo predicante con San Giovanni Battista e San Paolo che escono dal deserto, per predicare la conversione ai Gentili ossia ai pagani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala della Solitudine o dei filosofi. I Platonici che girano le spalle al mondo e entrano nel deserto.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala della Solitudine o dei filosofi. I Platonici che girano le spalle al mondo e entrano nel deserto.

Nel riquadro contrapposto vengono rappresentati i Platonici che volgono le spalle e vanno a meditare nel deserto. Uno di loro si cava gli occhi per non essere distratto dall’oggetto della sua speculazione.

Attraverso i personaggi, i primi Cristiani ed i pagani tra loro anche i filosofi, e le loro storie si ricostruisce la ricerca universale tesa ad acquisire le conoscenze ultime. Per tale scopo virtuoso viene elogiata la solitudine che tuttavia viene divisa in tre gruppi: la solitudine dei Cristiani, dei pagani e tra questi ultimi anche i filosofi.

I personaggi raffigurati tra quelli maggiori e minori sono ben venti, i simboli nelle loro varie forme quali animali e forme geometriche vanno a completare la storia delle conoscenze del mondo greco, latino, Cristiano, e dell’ambiente fiorente del neoplatonismo di Ficino.

Molte le figure minori, anche di animali, tutti solitari, a volte entro forme geometriche. Per esempio il pellicano che nutre con il proprio petto i suoi piccoli, è il simbolo del sacrificio di sé, l’ottagono simboleggia la resurrezione.

Nei riquadri minori vengono raffigurati i personaggi che hanno praticato o celebrato, o avevano a che fare con la solitudine, poeti, filosofi, eremiti, e sovrani. Le iscrizioni su cartigli o tavole accompagnano, identificano ed esemplificano i personaggi.

Nei vani più piccoli, che non erano adatti a farci delle figure umane, vennero rappresentati degli animali, alcuni solitari, altri dal significato simbolico, altri ancora rimandano alla contemplazione e all’elevazione della mente.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della solitudine o dei filosofi. L'elefante con la proboscide verso la luna - secondo un'interpretazione è simbolo dell'osservazione e dell'elevazione della mente.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della solitudine o dei filosofi. L’elefante con la proboscide verso la luna – secondo un’interpretazione è simbolo dell’osservazione e dell’elevazione della mente.

Ad esempio, il ritratto di Carlo V rappresentato entro un ottagono, viene accompagnato dall’iscrizione seguente: POST INNUMEROS/ LABORES OCIOSAM/QVIETAM. VITAM/TRADUXIT (“dopo innumerevoli fatiche si diede ad una vita libera da impegni e quieta).

Seneca, dipinto in un ovale col motto: AGUNT/QVI/NIHIL/AGERE/VIDENTUR  (“fanno di più coloro che sembra non facciano nulla).

Entro un ottagono Aristotele con ANIMA FIT/SEDENDO ET/QVIESCENDO/PRUDENTIOR (“fermandosi e riposando l’anima diviene più saggia).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della solitudine o dei filosofi. Entro un ottagono, Aristotele con il motto ANIMA/FIT/SEDENDO ET/QVIESCENDO/PRUDENTIOR - Fermandosi e riposando l'anima diviene più saggia.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della solitudine o dei filosofi. Entro un ottagono, Aristotele con il motto ANIMA/FIT/SEDENDO ET/QVIESCENDO/PRUDENTIOR – Fermandosi e riposando l’anima diviene più saggia.

In un ovale Menandro con una maschera teatrale, e con il motto VIRTUTIS/ET LIBERAE VITAE/MAGISTRA OPTIMA/SOLITUDO (“ la solitudine è ottima maestra della virtù e della vita libera”).

Entro un ottagono Catone, il suo motto QVEMADMODUM/NEGOTII SIC/ET OTII/RATIO/HABENDA (“allo stesso modo che per l’attività bisogna avere una ragione per l’inattività”).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza delle solitudine o dei filosofi. Entro un ottagono Catone, con il motto QVEMADOMUM/NEGOTII SIC/ET OTII/RATIO/HABENDA - Allo stesso modo che per l'attività, bisogna avere una ragione per l'inattività.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza delle solitudine o dei filosofi. Entro un ottagono Catone, con il motto QVEMADOMUM/NEGOTII SIC/ET OTII/RATIO/HABENDA – Allo stesso modo che per l’attività, bisogna avere una ragione per l’inattività.

In un ovale, Cicerone con il motto OTIUM/CVM/DIGNITATE/NEGOTIUM/SINE/PERICVLO (“l’ozio con dignità, attività senza pericolo”).

Infine in un ovale Euripide con il motto QUI AGIT PLURIMA PLURIMUM PECCAT (“chi f sa moltissime cose sbaglia moltissimo”).

Entro un ottagono un sultano, identificato con Solimano il Magnifico dal Vasari, che parla del “ritratto del Gran Turco ultimo”, con il motto ANIMUM A NEGOCIO/AD OTIUM REVOCAVIT (“dall’attività volse l’animo all’ozio”).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della solitudine o dei filosofi. Entro un ottagono il ritratto di un sultano, secondo la descrizione del Vasari "del Gran Turco ultimo", forse Solimano il Magnifico. Il motto, che non si vede sulla foto ANUMUM A NEGOCIO/ AD OTIUM REVOCAVIT - Dall'attività volse l'animo all'ozio.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della solitudine o dei filosofi. Entro un ottagono il ritratto di un sultano, secondo la descrizione del Vasari “del Gran Turco ultimo”, forse Solimano il Magnifico. Il motto, che non si vede sulla foto ANUMUM A NEGOCIO/ AD OTIUM REVOCAVIT – Dall’attività volse l’animo all’ozio.

L GABINETTO DELL’ERMATENA: Fu dipinto nel 1566 dal Federico Zuccari e bottega. Un ambiente di ridotte dimensioni, ma denso di contenuti simbolici negli affreschi, di cui si ritiene fosse lo studiolo del bibliotecario al servizio del Gran Cardinale, Fulvio Orsini.

Nella volta, l’immagine quasi scioccante di Atena e di Ermes, raffigurati in un solo corpo, che rappresenta la fusione tra l’intelligenza (Atena) e l’eloquenza (Ermes) in un essere androgino.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Gabinetto dell'Ermatena. Nella volta Ermes e Atena raffigurati in un solo corpo, rappresentando la fusione tra l'eloquenza (Ermes) e la saggezza (Atena).

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Gabinetto dell’Ermatena. Nella volta Ermes e Atena raffigurati in un solo corpo, rappresentando la fusione tra l’eloquenza (Ermes) e la saggezza (Atena).

Questa stessa immagine veniva spesso scelta dagli ambienti umanistici, sull’esempio di Cicerone che per primo l’aveva posta come simbolo per la propria Accademia.

Così, come l’immagine fu scelta dall’Accademia Bocconiana di Bologna, la prestigiosa istituzione umanistica di cui il Gran Cardinal Farnese era protettore, e ancor prima di lui lo era il suo nonno, papa Paolo III.

L’emblema dell’Accademia non è l’unica allusione che porta nel campo delle conoscenze ermetiche e alchimiche. Poi, ve lo spiegherò sul posto.

Ermes raffigurato come un giovane, con il copricapo e il caduceo alati, al suo piede la tartaruga, di cui guscio costruì la lira che unisce la terra al cielo, alludendo all’episodio in cui Ermes che aveva rubato i buoi da Apollo. Far vibrare la lira avrebbe significato, far vibrare il mondo ed attraverso le nozze cosmiche far fecondare la terra dal cielo.

Atena al suo piede lo scudo lucidissimo con la spaventosa testa di Medusa, la Gorgone che pietrifica con lo sguardo, e la civetta, uno degli animali a lei sacri.

Sebbene fosse la divinità della guerra, Atena si dimostra sempre pacificatrice, personifica la saggezza e la prudenza, dea dell’intelligenza, che protegge le opere di pace, dell’agricoltura, dell’industria.

Le viene attribuita la invenzione dei numeri, dei carri, delle macchine, della navigazione, era inoltre protettrice dei tribunali.

Negli angoli a sinistra della volta, sono raffigurati gli oggetti attribuiti alle invenzioni di Ermes: i pesi, le misure, il commercio, l’alfabeto greco, la musica, il pugilato.  Negli angoli di destra, le invenzioni di Atena: la matematica, la navigazione, il flauto, la filatura, la coltivazione dell’olivo.

Nei riquadri dei paesaggi con rovine antiche è riconoscibile il Serapeo di Villa Adriana, mentre un’immagine ritrae l’episodio di Odisseo con le sirene, fonte di desiderio di conoscenza.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Gabinetto dell'Ermatena. L'episodio tratto dall'Iliade: Odisseo si lega all'albero della nave per resistere al canto delle sirene.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Gabinetto dell’Ermatena. L’episodio tratto dall’Iliade: Odisseo si lega all’albero della nave per resistere al canto delle sirene.

IL TORRIONE: Costituisce il punto di forza della fortificazione militare, ma anche il punto più avanzato del pensiero filosofico, teso a captare la struttura e gli elementi dell’universo (macrocosmo), e il posto dell’uomo (microcosmo) nel cosmo.

Com’è noto, è dal mondo greco che proveniva questa ricerca dell’uomo dell’umanesimo, dalla geometria di Euclide, dai quattro elementi di Empedocle, da Pitagora che include nella forma geometrica del pentagono regolare il quinto elemento: “l’anima-respiro, il soffio vitale”, l’essenza dell’uomo.

La ricerca di Pitagora, stabilisce anche il concetto della proporzione aurea, l’ideale di ordine, armonia e proporzione tra l’uomo e il cosmo, regolati dai numeri e dalla geometria.

Il pentagono regolare è denso di simbologie mediate tra i pensieri di Pitagora e di Platone, che durò attraverso il medioevo, con una breve interruzione, fino nel cuore del Rinascimento, con i neo-platonici di Lorenzo il Magnifico, che diffusero l’idea di bellezza, amore, armonia (le note musicali).

Quanto riguarda la purificazione dell’anima, una questione fondamentale anche per i neoplatonici, per Pitagora ciò avveniva mediante la matematica e la geometria e la musica, perché l’essenza delle cose sta nei numeri e nei rapporti matematici.

LA STANZA DEL TORRIONE: è ricavata nella punta del pentagono, che raccorda i due appartamenti, ed è la zona più intima e più lontana dagli ambienti pubblici e di rappresentanza.

L’ambiente fu celebrato dai contemporanei, come, sacro alle Muse e alle Arti, perciò la sua funzione poteva benissimo essere legata alla fruizione estetica e alle attività intellettuali.

E’ facile immaginare la Stanza del Torrione con i preziosi oggetti che notoriamente formarono la collezione del Gran cardinal Farnese, mentre è più probabile, che i libri, la biblioteca trovasse posto nella stanza del piano superiore nello stesso Torrione. (Mentre la terza stanza del Torrione che si trova al pianterreno, adibita a stanza da bagno del Gran cardinal Alessandro).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza del Torrione. Soffitto in cedro del libano, con al centro lo stemma del Gran Cardinal Alessandro e quattro emblemi di Casa Farnese (due sulla foto). Sulla destra Pegaso con significato dell'eloquenza e della poesia, con il motto tradotto dal greco "dono del giorno" in allusione della protezione del Gran Cardinale verso i letterati. Sulla sinistra tre gigli l'arcobaleno, con il motto Giglio di Giusitizia, il cui significato non è del tutto chiarito. La Stanza del torrione, detta anche la camera della torre, vide anche la tanto sofferta firma Clelia Farnese, la figlia del Gran Cardinale, della rinuncia al proprio figlio, Giuliano Pio di Savoia (7 settembre 1587). V. in Patrizia Rosini: Clelia Farnese.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza del Torrione. Soffitto in cedro del libano, con al centro lo stemma del Gran Cardinal Alessandro e quattro emblemi di Casa Farnese (due sulla foto). Sulla destra Pegaso con significato dell’eloquenza e della poesia, con il motto tradotto dal greco “dono del giorno” in allusione della protezione del Gran Cardinale verso i letterati. Sulla sinistra tre gigli l’arcobaleno, con il motto Giglio di Giusitizia, il cui significato non è del tutto chiarito. La Stanza del torrione, detta anche la camera della torre, vide anche la tanto sofferta firma Clelia Farnese, la figlia del Gran Cardinale, della rinuncia al proprio figlio, Giuliano Pio di Savoia (7 settembre 1587). V. in Patrizia Rosini: Clelia Farnese.

Possiamo dire, che la Stanza del Torrione con la attigua Stanza o Gabinetto dell’Ermatena, ovvero uno studiolo, costituisce una concentrazione delle attività intellettuali, nella punta della pianta pentagonale.

Come abbiamo detto, sotto la voce de Il torrione, proprio nella punta del pentagono, si convergono sia le forze dell’architettura militare, sia del pensiero filosofico teso a conoscere l’universo e dentro, l’uomo, sia i significati platonici del palazzo, voluti dal Gran cardinal Farnese.

Vi è in questa stanza, un profumo delicato, che mira a soddisfare il senso dell’olfatto: proviene dal soffitto a cassettoni in cedro del Libano, un legno leggero e resistente, tanto che il soffitto è ancora quello originale.

Il soffitto a cassettoni mostri delle analogie con alcuni soffitti del Palazzo Farnese di Roma, e che venne realizzato nel 1579 da “maestro Marco da Caprarola falegname”.

Il fregio dipinto sulla parete con paesaggi inquadrati agli angoli da unicorni araldici rampanti, è un’espressione artistica di tipo fiammingo, da attribuire forse ad Antonio Tempesta.

Seguendo il percorso, si torna indietro nel Gabinetto dell’Ermatena, da dove si apre un corridoio, molto speciale, perché la volta raffigura un pergolato identico a quello che dipinse Leonardo nel Castello Sforzesco a Milano.

Palazzo Farnese di Caprarola. Sì, non è il Castello Sforzesco di Milano con un dipinto di Leonardo da Vinci. Vi trovate sotto una pergola molto speciale, dove fu utilizzato una buona quantità di oro per la decorazione.

Palazzo Farnese di Caprarola. Sì, non è il Castello Sforzesco di Milano con un dipinto di Leonardo da Vinci. Vi trovate sotto una pergola molto speciale, dove fu utilizzato una buona quantità di oro per la decorazione.

Anche il Gran Cardinal Farnese fece dipingere i famosi nodi leonardiani nel suo corridoio, dove viene utilizzato l’oro, e similmente, le pareti richiamano con il color giallo lo stesso metallo, oltre le pietre preziose dipinte. Dove conduce di preciso questo corridoio? Ve lo svelerò sul posto.

LA STANZA DELLA PENITENZA: 1569-1571. A questo punto delle opere pittoriche, ci fu un cambio di mano, perché a Federico Zuccari subentrò un suo rivale, Jacopo Zanguidi detto il Bertoja. Fu lui ad affrescare questa stanza con i collaboratori, che apre la sequenza dell’appartamento d’inverno, le scene maggiori in un brulicare di insolite e fantasiose greche, stucchi dorati, ed emblemi Farnesiani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della penitenza. Nella volta la Croce di Cristo con la corona di spine, accompaganta dal motto:“Oh, legno beato sul quale Cristo ha sofferto il martirio” (tratto dal greco storico della Chiesa, Sozomenio).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della penitenza. Nella volta la Croce di Cristo con la corona di spine, accompaganta dal motto:“Oh, legno beato sul quale Cristo ha sofferto il martirio” (tratto dal greco storico della Chiesa, Sozomenio).

Dopo la morte di Onofrio Panvinio (1568), il Gran Cardinal Farnese chiamò il cardinal Guglielmo Sirleto, specialista della storia della Chiesa, ad occuparsi dei programmi iconografici delle stanze d’inverno.

Il Gran Cardinal Farnese desiderò proseguire con il tema meditativo, iniziato nella Stanza della solitudine, dove i soggetti erano tratti dalla storia-mitologica. Nella Stanza della penitenza invece, che è speculare a quella della Solitudine, lo spirito meditativo richiama esclusivamente l’aspetto religioso.

Si poteva aspettarsi diversamente da un cardinale, per giunta, nipote diretto del Concilio di Trento?

Difatti, le raffigurazioni sono concepite secondo i criteri Tridentini, che esemplificano le virtù cristiane, come la contemplazione, la meditazione, la penitenza, il digiuno, la preghiera, la mortificazione della carne, attraverso le figure di eremiti, monaci, anacoreti.

Nel riquadro Sant'Antonio abate, con sopra il motto in latino: "Antonio exi et vide" - Antonio, esci e guarda! Tradotto in immagine dal Bertoja nell'eremita che esce (dalla caverna) fissando con lo sguardo i putti che volano verso il cielo, ma alcuni di loro vengono impediti nell'ascendere perché abbattuti da una persona mostruosa. Quest'episodio fu preso secondo il cardinal Sirleto, dalla vita di Sant'Antonio eremita di Anastasio e "rappresenta la visione di anime alcune delle quali impedite da questa persona".

Nel riquadro Sant’Antonio abate, con sopra il motto in latino: “Antonio exi et vide” – Antonio, esci e guarda! Tradotto in immagine dal Bertoja nell’eremita che esce (dalla caverna) fissando con lo sguardo i putti che volano verso il cielo, ma alcuni di loro vengono impediti nell’ascendere perché abbattuti da una persona mostruosa. Quest’episodio fu preso secondo il cardinal Sirleto, dalla vita di Sant’Antonio eremita di Anastasio e “rappresenta la visione di anime alcune delle quali impedite da questa persona”.

Al centro della volta la Croce di Cristo con la corona di spine e sorretta da angeli, con il motto “Oh, legno beato sul quale Cristo ha sofferto il martirio” (tratto dal greco storico della Chiesa, Sozomenio).

Ecco quale spiegazione dà circa l’immagine della Croce, il cardinal Guglielmo Sirleto (ricordo, colui, che curò il programma iconografico della stanza): “…come quella che si han proposta tutti quelli che han fatto vita solitaria perché la vita monastica come eremitica non era altro che la professione di abnegare se stesso et portar la croce di Christo”.

La Redenzione Cristiana rappresentata dalla Croce di Cristo nella volta, costituiva il punto focale per i quattro santi raggruppati intorno, nei quattro grandi riquadri: San Paolo il primo eremita, Sant’Antonio abate, San Macario, San Pambone, accompagnati da motti.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della Penitenza. Grottesche ed emblemi Farnesiani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della Penitenza. Grottesche ed emblemi Farnesiani.

L’altra serie di santi, rappresentati negli otto ovali minori, anche loro accompagnati da motti, vengono interpretati, come coloro i quali, che ribadiscono la dissociazione dell’anima dalla vita e dai beni mondani, anche dello stesso corpo, a beneficio dell’anima.

Quanto alla funzione della Stanza della Penitenza, alcuni storici dell’arte, come il Faldi (1962), suggeriva che l’ambiente fosse una Sala da pranzo, dove le immagini rappresentate dovevano esortare alla moderazione e alla frugalità.

Mentre altre fonti, (come Gombrich, 1972, in A. Witte: The artful Hermitage 2008) mettendo in relazione i soggetti rappresentati e lo stesso vano, menziona un ruolo tipo studiolo o una funzione di tipo religioso, per questa stanza.

Ricordo brevemente, che la rappresentazione principale della stanza, ovvero la Croce di Cristo come abbiamo visto, potrebbe benissimo esprimere la reinterpretazione della vocazione del martirio che aveva caratterizzato la Chiesa primitiva e che fu posta nuovamente come modello dalla Riforma cattolica.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della Penitenza. Grottesche ed emblemi Farnesiani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza della Penitenza. Grottesche ed emblemi Farnesiani.

Infine, viene ricordato, sempre da A. Witte nella stessa pubblicazione menzionata sopra, che il tema della Stanza della Penitenza verrà ripresa dal nipote del Gran Cardinal Farnese, Odoardo cardinale anche lui, per il Camerino degli Eremiti al Palazzo Farnese di Roma, dipinto da Annibale Carracci.

LA STANZA DEI GIUDIZI: 1569-1571, dipinta dal Bertoja. Si pensa che in questa stanza il Gran cardinal Alessandro Farnese concedesse le udienze, per il fatto, che l’ambiente comunica con l’esterno, con i Giardini, e che permettesse l’affluenza delle persone senza recare disturbo nelle altre stanze del palazzo.

Ma, sono soprattutto le decorazioni a supportare quest’idea, perché connesse con la giustizia e la saggezza divina, necessarie per governare. Al centro della volta il tradizionale Giudizio di Salomone.

La presenza dello stemma Farnesiano può essere un chiaro motivo celebrativo della giustizia amministrata dai Farnese, nel pieno rispetto delle leggi di Dio.

 LA SALA DEL MAPPAMONDO: 1573-1575. E’ uno straordinario salone di rappresentanza, celebre per le rappresentazioni astronomiche (nella volta) e geografiche (sulle pareti), dove domina l’azzurro e l’oro utilizzato anche in questa sala. Sarà vero? Dice la tradizione, che si tratti dell’oro donato dall’imperatore Carlo V al papa Paolo III Farnese, il nonno del Gran cardinal Alessandro, proveniente dalle Americhe.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. Parete di fondo: il Globo Terracqueo con le Terre conosciute fino la 1574. Negli quattro angoli la personificazione dei continenti, nelle sembianze di quattro matrone. Sopra, nell'imposta della volta, uno dei simboli dei dodici segni zodiacali tratti dalla mitologia.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. Parete di fondo: il Globo Terracqueo con le Terre conosciute fino la 1574. Negli quattro angoli la personificazione dei continenti, nelle sembianze di quattro matrone. Sopra, nell’imposta della volta, uno dei simboli dei dodici segni zodiacali tratti dalla mitologia.

Che cosa poteva essere la vera funzione di questa sala? Personalmente, mi piace immaginare il Gran cardinal Alessandro Farnese con i suoi consiglieri, davanti alle mappe riaggiornate alle nuove conoscenze acquisite con le esplorazioni e le scoperte del Nuovo Mondo, a tessere i fili delle tattiche da prendere per difesa contro i Turco, a studiare le vie del commercio, ad orientarsi nella diffusione della religione cattolica nel mondo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. La volta celeste cosparsa di stelle dorate, con cinquantun costellazioni rappresentate con figure mitologiche, con la via lattea che viene alimentat dalle fiamme dell'altare rovesciato. Sulla sinistra la nave Argo, qui simbolo Farnesiano, che affronta l'oceano dei pericoli che minacciano la casata. Sulla destra la caduta di Fetonte. Il globo celeste viene rappresentato con le stesse coordinate utilizzate per il planisfero, la proiezione della sfera su piano avviene sull'asse del solstizio invernale che taglia a metà in senso verticale tutto l'affresco. La linea della sinusoide indica il movimento del sole durante l'anno. Il Giglio Farnesiano, simbolo del potere della casata, portato sulle vette della Chiesa e proiettato in una dimensione universale.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. La volta celeste cosparsa di stelle dorate, con cinquantun costellazioni rappresentate con figure mitologiche, con la via lattea che viene alimentat dalle fiamme dell’altare rovesciato. Sulla sinistra la nave Argo, qui simbolo Farnesiano, che affronta l’oceano dei pericoli che minacciano la casata. Sulla destra la caduta di Fetonte. Il globo celeste viene rappresentato con le stesse coordinate utilizzate per il planisfero, la proiezione della sfera su piano avviene sull’asse del solstizio invernale che taglia a metà in senso verticale tutto l’affresco. La linea della sinusoide indica il movimento del sole durante l’anno. Il Giglio Farnesiano, simbolo del potere della casata, portato sulle vette della Chiesa e proiettato in una dimensione universale.

Comunque, i dettagli sono tantissimi anche in questa sala, oltre le conoscenze astronomiche e geografiche, si scoprono vari significati religiosi, politici, filosofici, oltre che autocelebrativi nel salone, attraverso i dettagli minori ma significativi, di una qualità di esecuzione che rendono la Sala del Mappamondo famoso a livello internazionale.

Quanto al programma decorativo, sappiamo che fu elaborato da Orazio Trigini de’ Marij, che era presentato al cardinale dall’amico Fulvio Orsini, che poteva aver collaborato con lui.

L’esecutore delle carte geografiche fu probabilmente Giovanni Antonio da Varese, detto il Vanosino, specialista in restituzioni cartografiche e dipinse anche la Cosmografia nella Terza Loggia dei palazzi Vaticani, per papa Gregorio XIII.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. L'Asia.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. L’Asia.

A proposito, sappiamo, che nella Sala del Mappamondo fu accolto nel 1578 Gregorio XIII per un banchetto, e lo stesso papa commissionò poco dopo la Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano. Chissà, se per la meraviglia vissuta a Caprarola? Non è da escludere, anche se, forse nessun documento potrà mai svelarlo.

LA VOLTA rappresenta la mappa del cielo, con cinquantuno costellazioni e le figure mitologiche a loro associate, con una cura scientifica, con le linee di orientamento, proiezione dei cerchi della sfera celeste (equatore, eclittica, tropici e cloruri). Il cielo è proiettato sul solstizio d’inverno.

Per i dipinti dei lunettoni delle pareti, che raccontano l’origine mitologica dei dodici segni zodiacali, si devono a Giovanni de’ Vecchi, Raffaellino da Reggio, ed i loro numerosi collaboratori.

Sulla PARETE DI FONDO, fu dipinto il planisfero, di bellissimo color azzurro che all’epoca doveva essere più scuro, blu, lascia vedere dei preziosi particolari, come per esempio, il passaggio delle caravelle tra l’Europa e le Americhe.

Sulle PARETI LUNGHE, vennero distribuite le quattro continenti noti all’epoca, mentre sulla parete opposto al Planisfero divisa dalla porta che conduce alla Stanza dell’Eco, è dedicata alle terre d’origine del Cristianesimo e della Chiesa, Giudea e l’Italia.

Le mappe sono corredate da una scala in miglia, dipinta in oro, come il tracciato dei fiumi, delle coste.

L’ANTICAMERA DEGLI ANGELI: 1572-1575. Si potrebbe chiamare quest’ambiente anche la Stanza dell’eco, se volessimo dare più peso all’aspetto divertente, invece del tema proposto negli affreschi, che è il trionfo del bene sul male.

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera degli angeli. La volta. La pittura illusionistica del Bertoja sfonda verso il cielo con la scena apocalittica della Caduta degli angeli ribelli. Sulla destra san Michele arcangelo che vince Lucifero. In basso il volto con le orecchie di asino è la firma, in forma di autoritratto, del Bertoja.

Palazzo Farnese di Caprarola. L’Anticamera degli angeli. La volta. La pittura illusionistica del Bertoja sfonda verso il cielo con la scena apocalittica della Caduta degli angeli ribelli. Sulla destra san Michele arcangelo che vince Lucifero. In basso il volto con le orecchie di asino è la firma, in forma di autoritratto, del Bertoja.

Sì, perché, esiste un curioso effetto d’eco che si crea in punti precisi nella stanza, che aveva lo scopo di stupire gli ospiti. Non si ha però nessun documento che ci dica l’uso preciso al quale fu adibito l’Anticamera degli angeli.

I protagonisti della stanza sono gli angeli che vengono rappresentati in quanto strumenti della potenza e della giustizia di Dio.

La volta sfonda, attraverso la pittura illusionistica del Bertoja, verso il cielo, dove viene rappresentato l’episodio della Caduta degli angeli ribelli, in una scena apocalittica che si svolge in mezzo alle nuvole.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala degli angeli. La volta, con l'autoritratto del Bertoja.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala degli angeli. La volta, con l’autoritratto del Bertoja.

E’ questa la scena principale che costituisce il filo conduttore delle rappresentazioni della stanza, con il significato del trionfo del bene sul male.

Su una delle nuvole il Bertoja lasciò la sua firma, in forma di autoritratto: il suo sguardo fissa l’osservatore, gli orecchi come quelli di un asino. Perché questo curioso modo di auto-raffigurarsi?

Il Bertoja invia un messaggio chiaro, di risposta, al suo rivale, il pittore Federico Zuccari che venne licenziato nell’estate del 1569 dal Gran Cardinale e al suo posto assunse il Bertoja. Federico, nella sua ira e nel suo sentimento di essere incompreso, disegnò e poi dipinse e diede alla stampa, l’antica storia di Calunnia di Apelle, (v. www.catalogo.beniculturali.it Calunnia di Apelle, Federico Zuccari ca. 1557, stampa), in cui il protagonista fu ingiustamente calunniato da calunniatori, presso il re egiziano Tolomeo. Federico Zuccari in realtà si rivolse al Farnese nella sua opera, che invece prese in ridere, come scrive la storica dell’arte Luchinat, nei suoi volumi, Taddeo e Federico Zuccari, il fratelli pittori del Cinquecento.

Negli episodi dipinti sulle pareti e nei lunettoni, vengono tratti dal Vecchio Testamento, dove gli angeli annunciano o eseguono la volontà di Dio che considera in modo benevolo i giusti, in modo sdegnoso gli empi.

Questo programma iconografico si addice ai nuovi dettami Tridentini, i cui promotore, ricordiamo di nuovo, era il nonno del Gran cardinal Alessandro Farnese, papa Paolo III.

Come dire, le dottrine e i concetti spirituali della Chiesa cattolica tridentina trionfano, nella delicata questione religiosa del secolo XVI contro i protestanti che invece affermavano la dottrina della giustificazione per fede.

In questo senso il contenuto dell’Anticamera degli Angeli si riaggancia all’Anticamera del Concilio di Trento, dedicata al papa Paolo III dove venivano celebrati i trionfi della Chiesa, sul piano politico e temporale.

I pittori che realizzarono gli affreschi erano: Jacopo Zanguidi detto il Bertoja (volta e lunettoni). Giovanni de’ Vecchi con la collaborazione di Raffaellino Motta da Regio completarono, quanto lasciò il Bertoja alla sua morte.

LA CAMERA DEI SOGNI: Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569-1571. Addormentarsi nella camera da letto invernale del Gran Cardinal Farnese, è una esperienza che non potremo mai fare, osservare come la luce illuminasse il brulicare degli esseri fantasiosi dell’ovale della volta. Il bellissimo fregio a monocromo che circonda l’ovale centrale, i colori cangianti dalle tinte pastello, l’eleganza delle figure in movimento, aumenta il pregio delle opere di affresco della stanza.

Palazzo Farnese di Caprarola. La stanza dei sogni. La volta con il sogno di Giacobbe. Mi verrebbe da dire, una volta da sogno...il bellissimo fregio del Bertoja non può che affascinare.

Palazzo Farnese di Caprarola. La stanza dei sogni. La volta con il sogno di Giacobbe. Mi verrebbe da dire, una volta da sogno…il bellissimo fregio del Bertoja non può che affascinare.

Il disegno molto simile a quella dell’altra camera da letto, estiva (dell’Aurora), speculare a quest’ambiente, tuttavia i soggetti, ugualmente relativi al sonno e ai sogni, qui sono tratti dalle sacre scritture, anziché dalla mitologia classica.

Così, come avvenne per i soggetti rappresentati in tutto l’appartamento d’inverno, tratti dall’Antico Testamento, conformemente con il carattere controriformato delle raffigurazioni, tutte a soggetti biblici.

Chissà, se la scena principale del Sogno di Giacobbe nella volta, poteva voler alludere alla benedizione di Dio sui Farnese e sui loro discendenti? Difatti, dopo il nonno, il Gran Cardinal Farnese non cessava di portare avanti le opere a Roma, e di commissionarne delle nuove.

Alcune delle scene rappresentate raccontano dei sogni, altre degli episodi avvenuti durante il sonno dei personaggi, a volte i sogni si rivelano premonitori, altre volte richiedono l’intervento di interpreti. Le scene sembrano focalizzarsi sull’educazione morale.

Apro una parentesi, che non ha nulla a che vedere con l’arte, ma come si sa, a noi guide vengono spesso poste delle domande, molto pratiche che riguardano la vita quotidiana che si svolse al palazzo. Ecco una delle domande più ricorrenti: Dove si trovava il gabinetto del Gran cardinal Farnese? Lo dico qui, anche se la domanda viene pronunciata di solito nel Gabinetto dell’Ermatena.  Perché proprio da questa camera si apre uno “stantiolino” per la seggetta, che consentiva al cardinale di appartarsi in privato per i bisogni fisici.

Curiosamente, “lo stantiolino” ha il cassettonato ligneo a forma di labirinto che replica in formato ridotto un soffitto del Palazzo Ducale di Mantova.

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Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia: tre giri interi di turbinio di stemmi, greche, volti dipinti che glorificano il Gran Cardinale e la sua casata. Ogni particolare è fatto per imprimere idelebilmente nella menta il potere e la ricchezza dei Farnese.

Palazzo Farnese di Caprarola. Gli interni 2. La Scala Regia, l’inizio delle meraviglie del palazzo.

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Palazzo Farnese di Caprarola. 

LA SCALA REGIA: Tre giri completi di scala a chiocciola in ascesa, sotto una cupola minuziosamente affrescata che glorifica il Gran Cardinal Alessandro, e ammirata già dai contemporanei. Un turbinio di stemmi e simboli farnesiani dipinti sulla volta della scala, e finte finestre che si aprono su paesaggi ideali, forse ancor più belli di quelli reali!

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia: tre giri interi di turbinio di stemmi, greche, volti dipinti che glorificano il Gran Cardinale e la sua casata. Ogni particolare è fatto per imprimere idelebilmente nella menta il potere e la ricchezza dei Farnese.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia: tre giri interi di turbinio di stemmi, greche, volti dipinti che glorificano il Gran Cardinale e la sua casata. Ogni particolare è fatto per imprimere idelebilmente nella menta il potere e la ricchezza dei Farnese.

Chissà se gli ospiti del Gran Cardinal Farnese provassero la stessa emozione che noi, nel salire i gradini? A dover osservare ad ogni passo i simboli del potere farnesiano, sia se salivano a piedi, sia se venivano portati sulla lettiga! E probabilmente a commentare meravigliati, quanto potente e quanto ricco fosse il Gran Cardinal Alessandro! Del resto, qui tutto era fatto per far parlare di sé, e di non levarsi più dalla testa, l’immagine dello stemma farnesiano.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Lo stemma più antico dei Farnese che rappresenta l'Unicorno ad un rivo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Lo stemma più antico dei Farnese che rappresenta l’Unicorno ad un rivo.

I dipinti della scala furono inquadrati in un infinito brulicare di greche, di ritratti di divinità tese a deificare i Farnese, uno in particolare molto cari già al nonno del Gran Cardinale, a papa Paolo III: Ercole, una divinità che nel Rinascimento aveva un’assimilazione con Cristo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Dettaglio delle pittura della parete circolare, che attraverso le finte finestre si apre su paesaggi ideali.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Dettaglio delle pittura della parete circolare, che attraverso le finte finestre si apre su paesaggi ideali.

Altri volti, dipinti sulla parete, di certo erano profondamente ancorati nei ricordi del Gran Cardinale. Sì, ho un motivo per crederlo ed affermarlo, poi ve lo spiegherò sul posto.

La Scala Regia fu dipinta tra il 1580 e il 1583, l’ultimazione avvenne sei anni prima della morte del Gran cardinal Alessandro Farnese. Sappiamo dai documenti, che il cardinale affidò l’opera ad Antonio Tempesta e aiuti, uno dei pittori più eccelsi nella pittura dei paesaggi a Roma. Invece nulla è dato a sapere sul pittore o i pittori della cupola.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. I simboli della casata Farnese sono incorniciate da un brulicare di greche di rara bellezza.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. L’emblema del Fulmine, che il Gran Cardinal Alessandro portò nel prinicipio del suo cardinalato, come scrisse Annibal Caro. Con il significato della potestà che il papa gli diede nel govarnare, essendo il fulmine dedicato a Giove il quale significa il papa.

Perché la Scala a chiocciola del palazzo di Caprarola era innovativa per l’epoca? Perché le costruzioni precedenti assicuravano la sola funzione di passaggio tra i vari livelli di un edificio, ed erano più semplici. Invece, la Scala Regia del Gran cardinal Farnese venne sfruttata per motivi di rappresentanza, rendendo la scala elicoidale magnifica, e imitata a varie riprese.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Uno dei simboli Farnesiani, dipinto nella volta.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Uno dei simboli Farnesiani, dipinto nella volta: la nave Argo che passa indenne tra le due isole flottanti, simboleggiante i pericoli che la casata dovette affrontare nel mantenere i suoi possedimenti di Parma e di Piacenza, ai tempi di papa Giulio III.

Il ciclo pittorico della parete circolare, della volta, della cupola e dei vani aperti nello spessore della parete davanti alle finestre, è ricco e complesso, che introduce dei temi che saranno sviluppati nelle sale del piano nobile.

La Scala Regia parte dai sotterranei, fa tre giri completi fino all’ingresso al Piano Nobile, serve anche il Piano dei Prelati, i suoi comodi gradini sono fatti per passo d’uomo, si capisce, salendo i gradini.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. Dettaglio della cupola.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia. La cupola affrescata con un’infinità di figure allegoriche, grottesche sofisticate, con al centro lo stemma del Gran Cardinal Alessandro.

Se il disegno di questa scala elicoidale resa di rappresentanza, si ritiene, possa aver preso le sue mosse dalla grande lumaca bramantesca in Vaticano, tutti gli altri elementi, come la decorazione incredibilmente preziosa, le trenta colonne doriche abbinate, la balaustra, l’illuminazione, la cupola, rendono la scala del palazzo di Caprarola monumentale e di rappresentanza.

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Palazzo Farnese di Caprarola. Il piano dei Prelati, dettaglio porticato che gira intorno al cortile circolare. La volta.

Palazzo Farnese di Caprarola. Gli interni 1. Brevissima introduzione e la presentazione del pianterreno.

Palazzo Farnese di Caprarola.                               PER VISITE CON GUIDE TURISTICHE SPECIALIZZATE CHIAMACI al 328.4248738, su prenotazione.

Palazzo Farnese di Caprarola. Gli interni.  1. Come ben si sa, nel Rinascimento, l’affermazione del potere avvenne anche attraverso il mecenatismo e il collezionismo d’arte, e in materia, il nonno papa del Gran Cardinal Farnese non aveva nulla da invidiare alle altre corti europee. Quel che iniziò il nonno a Roma, dopo la sua elezione nel 1534, il Alessandro Farnese, chiamato il Gran Cardinale, portò avanti, impegnando gli artisti eccelsi del secondo Cinquecento, anche al palazzo di Caprarola.

Palazzo Farnese di Caprarola. La vista dell'alto del grande pentagono fortificato, con alle spalle i primi giardini. Il collegamento tra palazzo e borgo è il rettifilo, la Via Dritta. La linea della stessa via taglia a metà il borgo, ma anche il palazzo che si divide simmetricamente in due: nell'appartamento d'inverno e nell'appartemento d'estate. Foto presa dal web.

Palazzo Farnese di Caprarola. La vista dell’alto del grande pentagono fortificato, con alle spalle i primi giardini. Il collegamento tra palazzo e borgo è il rettifilo, la Via Dritta. La linea della stessa via taglia a metà il borgo, ma anche il palazzo che si divide simmetricamente in due: nell’appartamento d’inverno e nell’appartemento d’estate. Foto presa dal web.

Quanto rimane oggi della maniera di vivere, dei signori del Cinquecento al Palazzo di Caprarola? E’ l’architettura dell’edificio, la pittura, l’architettura del verde. Quanto più preziosi, quanto ricoprono l’arco temporale di un solo committente, sopravvissuto interamente ai nostri giorni.

Peccato, che al palazzo di Caprarola non ci siano più le sculture, i dipinti, le medaglie, le monete, i reperti archeologici scavati a Roma (dove allora si ergevano tanti ruderi di epoca romana al cielo e che idealmente appaiono sugli affreschi), e che costituivano una parte dell’intera collezione d’arte del Gran Cardinale, ma non vogliamo troppo!

Curiosamente, le pitture murali tramandano dei documenti in merito, perché ripropongono in una efficace versione dipinta, i marmi e le sculture (in alcuni casi su modelli tratti da monete antiche che il Gran Cardinale possedeva), utilizzando la pittura illusionistica e attingendo da studi approfonditi circa i dettagli.

Andando alla ricerca di antichità dipinte sulle pareti, gli oggetti vanno dai ritratti tratti dalle monete di epoca romana, dalle medaglie, dai cammei, ad altri oggetti preziosi tradotti in pittura, sulla base di precise descrizioni fornite dagli specialisti.

Intanto, la collezione d’arte che conosciamo, confluito al Museo di Capodimonte, è utile per integrare nella mente ciò che si visiterà al Palazzo di Caprarola.

Una veloce nota sull’architettura, prima di passare ai singoli ambienti del palazzo: tieni in mente, che il palazzo ha una forma pentagonale con un cortile circolare aperto al suo interno.

I piani sono 5: i sotterranei, il Pianterreno chiamato il Piano dei Prelati, il Piano Nobile, e altre due piani bassi e privi di decorazioni, che erano destinati alla servitù. I più importanti (e visitabili) sono due: dei Prelati e soprattutto il Piano Nobile per la decorazione pittorica, celebrata già dai contemporanei (per esempio dal Vasari).

Il grande pentagono viene diviso in due da una linea immaginaria che, in realtà è la continuazione della Via Dritta del paese, che taglia a metà anche il piccolo centro urbano.

Basta dare un’occhiata sulla pianta del palazzo, per captare facilmente la divisione simmetrica dell’edificio, tra gli appartamenti invernali che sfruttano i raggi del sole, e gli appartamenti estivi, più freschi.

IL PIANTERRENO: Si raggiunge l’accesso odierno per i turisti dall’ingresso, ai tempi preceduto da un ponte levatoio, e sormontato da alcune rappresentazioni tratte dagli emblemi Farnesiani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La vista che si apre dall'ingresso sul borgo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La vista che si apre dall’ingresso sul borgo.

LA SALA DELLE GUARDIE: E’ solo l’inizio di un percorso stupefacente per la ricchezza, per la varietà, per gli argomenti dell’estesissima decorazione, così come per i particolari architettonici del palazzo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie. La volta, con al centro lo stemma della Gran Cardinal Farnese, paesaggi reali e fantastici, preziosi marmi dipinti e sofisticate grottesche. E' una vero e proprio biglietto da visita del cardinal Alessandro Farnese. Ricco mecenate e uomo politico della Chiesa.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie. La volta, con al centro lo stemma della Gran Cardinal Farnese, paesaggi reali e fantastici, preziosi marmi dipinti e sofisticate grottesche. E’ una vero e proprio biglietto da visita del cardinal Alessandro Farnese. Ricco mecenate e uomo politico di spessore della Chiesa nel Cinquecento.

Gli affreschi della Sala delle Guardie sono opera di Federico Zuccari e aiuti del 1567. La sala è di ampie dimensioni che permisero l’uso agevole delle armi, come dice il suo nome, era adibita a funzione di servizio di guardia.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie. Il grande assedio di Malta (1565) da parte di Solimano il Magnifico.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie. Il grande assedio di Malta (1565) da parte di Solimano il Magnifico.

Le immagini dipinte costituiscono un vero e proprio biglietto da visita del Gran cardinal Alessandro, in quanto, i tre stemmi nella volta glorificano il casato dei Farnese, imparentati con gli Asburgo e i reali di Portogallo.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle guardie. L'affresco che documenta l'avvenuta costruzione del palazzo e del borgo riaggiornato all'urbanistica Cinquecentesca.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle guardie. L’affresco che documenta l’avvenuta costruzione del palazzo e del borgo riaggiornato all’urbanistica Cinquecentesca.

Mentre le due mappe geografiche, l’assedio di Malta del 1565 da parte di Solimano il Magnifico e la partenza della flotta cristiana da Messina, fanno identificare il Gran cardinale come il difensore della Cristianità a fronte della minaccia turca. Difatti, il cardinal Alessandro faceva parte della commissione antiturca istituita da Pio IV.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie, dove uno degli affreschi documenta l'avvenuta costruzione del palazzo, mentre i lavori del completo rinnovamento del borgo è ancora in corso.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie, dove uno degli affreschi documenta l’avvenuta costruzione del palazzo, mentre i lavori del completo rinnovamento del borgo è ancora in corso.

Tra le pitture parietali della volta, due documentano, con dovizia di particolari la costruzione, prima del palazzo, poi dell’abitato urbano, gli altri paesaggi dovrebbero rivelarsi immaginari, con rovine antiche tipiche del Rinascimento, dipinti da mani fiamminghe. Nei riquadri sopra gli ingressi del Salone dovrebbero essere le vedute delle città di Marta, Vignola, Orbetello.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie. Il grande assedio di Malta (1565) da parte di Solimano il Magnifico.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala delle Guardie. Il grande assedio di Malta (1565) da parte di Solimano il Magnifico.

Dalla Sala della Guardia si apre un ambiente circolare, dove oggi si trova la biglietteria, e che nelle prime piante era indicato come “armeria”.

IL CORTILE CIRCOLARE: 1559-1579. Come dicevo, altrove, un cortile di forma circolare fu già previsto da Antonio da Sangallo per la vecchia fortezza, (fu il Peruzzi a proporre la forma pentagonale, sempre per la vecchia fortezza, quindi la struttura precedente al palazzo).

Palazzo Farnese di Caprarola. Il cortile circolare, dettaglio.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il cortile circolare, dettaglio.

La forma del cerchio rappresentava nella simbolica della geometria Rinascimentale, la forma perfetta, il Cosmo, la cui perfezione proviene da Dio, il creatore di tutto. Viene spontaneo ed evidente l’associazione tra la figura divina suprema con il Gran cardinal Alessandro, con la celebrazione del potere e della ricchezza della casata dei Farnese, e la costruzione del palazzo di Caprarola.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il cortile circolare che si apre verso il cielo.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il cortile circolare che si apre verso il cielo.

Esistono degli edifici con cortile circolare che precedettero la costruzione di questo palazzo?

Sì, primo, il palazzo dell’Imperatore Carlo V a Granada, con il patio circolare.

Secondo, un esempio più vicino a Caprarola e ai Farnese, Villa Madama a Roma commissionata da papa Leone X Medici, dove, tuttavia il patio è esterno all’edificio ed è solo a forma di semicerchio, e dove venivano ingaggiati, Antonio da Sangallo, (che più tardi divenne l’architetto di fiducia dei Farnese), il Peruzzi (l’architetto della Farnesina a Roma), attivo anche nel territorio della nostra Tuscia, inoltre Giulio Romano (attivo anche al Palazzo Odescalchi di Bassano Romano).

Opinione diffusa che gli archi di trionfo e le semicolonne del cortile del Palazzo di Caprarola potrebbero essere stati ripresi dal Bramantesco Cortile del Belvedere in Vaticano.

Certo, oggi le nicchie sono vuote, ma viene spontaneo immaginarle fornite di statue, di busti, come si usava in tutti i palazzi del Rinascimento, e come si aspetti da grandi un collezionisti di opere d’arte, com’erano i Farnese. D’altronde, basta pensare al Palazzo Farnese di Roma, e alla famosissima Collezione Farnese di Capodimonte.

Qualche statua di Ercole, doveva anche stare anche al Palazzo di Caprarola, penso io, l’idea non sarebbe priva di senso, perché la figura di quest’eroe mitologico dell’antichità, era assimilata nel programma di autocelebrazione dei Farnese. Eloquente il fatto, che nel Rinascimento esisteva un’assimilazione di questa divinità nella figura di Cristo.

Al centro del cortile circolare si vede un mascherone, che ha la funzione di raccolta dell’acqua piovana che scende nella sottostante cisterna, chiamata dai tempi dell’architettura romana, “impluvium”.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Cortile circolare con al centro il mascherone, che qui aveva una funzione molto pratica, quella di raccogliere l'acqua piovana nella cisterna sottostante.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Cortile circolare con al centro il mascherone, che qui aveva una funzione molto pratica, quella di raccogliere l’acqua piovana nella cisterna sottostante.

IL PORTICO fu decorato tra il 1579 e il 1581, otto anni prima della morte del Gran cardinal Alessandro Farnese, forse sotto la direzione di Antonio Tempesta.

La decorazione della volta del portico porta nell’architettura del palazzo, l’architettura del verde: un pezzo di giardino, uno splendido pergolato e uccelli, attraverso una pittura illusionistica molto efficace.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il piano dei Prelati, dettaglio porticato che gira intorno al cortile circolare. La volta.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il piano dei Prelati, dettaglio porticato che gira intorno al cortile circolare. La volta.

Mentre i quarantasei stemmi sulla parete circolare mostrano le famiglie alleate con i Farnese.

Tra gli stemmi uno che rappresenta l’unicorno ammansito da una donna. Ne parleremo, perché canonicamente si pensa si tratti della famosissima Giulia Farnese, detta la bella, i cui ritratti furono distrutti dal fratello, papa Paolo III, che spinse la sorella nelle braccia di papa Borgia per gli interessi di famiglia. Il che, come ben sappiamo, non era inusuale all’epoca, tutt’altro.

Chissà, da quanti decenni o secoli, gli storici vorrebbero ritrovare un ritratto al vero di Giulia la bella? Ebbene, tante ricerche sono state fatte, tanti studi redatti. Una eccellente storica dei Farnese, Patrizia Rosini, ha pubblicato vari testi a questo riguardo, che posso proporre a tutti quanti s’interessano.

Ecco le sale disposte intorno il cortile circolare, divise negli appartamenti dell’estate e dell’inverno. Tutte riccamente ornate con delle bellissime grottesche, oltre le scene principali, anche se da dire che le pitture del Piano Nobile sono ritenute di livello superiore.

Un curioso elemento caratteristico ornamentale ricorrente in tutte le stanze, è una maschera poggiata a terra, che non ha ancora trovato una spiegazione iconografica.

LA SALA DI GIOVE: 1560-1562. Apre l’appartamento dell’estate, le pitture parietali sono opera di Taddeo Zuccari e aiuti. Questa sala è detta anche “della Prospettiva” in riferimento alla stanza dipinta da Baldassare Peruzzi alla Farnesina che poteva aver ispirato le bellissime pitture illusionistiche. La sala aveva funzione di rappresentanza.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Giove o della Prospettiva. La pittura illusionistica che andava molto di moda nel Rinascimento, qui probabil,emte ripresa dagli affreschi di Villa Madama dove lavorò il Peruzzi.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Giove o della Prospettiva. La pittura illusionistica che andava molto di moda nel Rinascimento, qui probabil,emte ripresa dagli affreschi di Villa Madama dove lavorò il Peruzzi.

Perché si chiama Sala di Giove? Perché nella volta appaiono delle scene tratte dall’infanzia della divinità, in cui la stessa viene identificata con il Gran cardinal Alessandro stesso, il signore di Caprarola, il costruttore del palazzo e del borgo nuovo. (In un sistema neofeudale, direbbe uno storico).

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Giove o della Prospettiva. La pittura illusiva dilata lo spazio interno verso l'esterno, giocando sull'effetto ottico di chi osserva.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala di Giove o della Prospettiva. La pittura illusiva dilata lo spazio interno verso l’esterno, giocando sull’effetto ottico di chi osserva. Nella volta una delle scene dell’infanzia di Giove, tese a glorificare il Gran Cardinal Farnese.

Le finte architetture (disegnate dal Vignola e dal genero G.B. Fiorini) delle pareti servono a dilatare lo spazio, mentre le sculture dipinte dorate che si affacciano dalle nicchie, sono chiamate a celebrare le arti e le discipline connesse con l’architettura.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Piano dei Prelati. La Sala di Giove, detta anche della prospettiva.

Palazzo Farnese di Caprarola. Il Piano dei Prelati. La Sala di Giove, detta anche della prospettiva.

Le scene raffigurate: La nascita di Giove. Le Ninfe con la capra Amaltea. Amaltea allatta il piccolo Giove. Le Ninfe riempiono di fiori e frutta un corno spezzato di Amaltea. La cornucopia viene presentata a Giove. Vulcano offre a Giove lo scudo fatto con la pelle di Amaltea. Amaltea trasformata in costellazione.

LA STANZA DELLA PRIMAVERA: 1560-1562. Affrescata da Taddeo Zuccari e aiuti. E’ la prima delle quattro successive, dedicate alle Stagioni, che secondo l’antica tradizione coincide con il risveglio della Natura.

Le stagioni vengono qui raffigurate in modo inusuale rispetto ai canoni tradizionali, con attributi inabituali, mentre continua in modo latente la glorificazione della capra Amaltea, iniziata nella Stanza di Giove.

Le scene raffigurate: La Primavera. Il Ratto d’Europa. Il Ratto di Proserpina. La Metamorfosi di Proteo. La lotta di Ercole con Acheloo.

LA STANZA DELL’ESTATE: 1560-1562. Pitture parietali realizzate da Taddeo Zuccari e aiuti. L’estate viene richiamata dalla pittura nella volta, con attributi tradizionali: la falce e la ghirlanda di spighe. Mentre si rivelano strane otto oggetti raffigurati che si ricollegano al culto del Dio pagano Pan.

Vengono invece messi in particolare evidenza i segni zodiacali, che nelle altre sale occupano uno spazio marginale, nelle cornici dei riquadri. In questa stanza il segno del Cancro occupa una posizione centrale, in modo non consono alla tradizione astrologica. Questo fatto potrebbe essere collegato con un accadimento molto rilevante per la famiglia Farnese nel periodo dell’anno sotto quel segno.

Sulle pareti sono dipinte delle scene attinenti con le stagioni.

Le scene rappresentate: L’Estate, la caduta di Fetonte. Omaggio a Cerere. Trittolemo brucia le sterpaglie. Trittolemo sparge le sementi.

LA STANZA DELL’AUTUNNO: 1560-1562. Dipinta da Taddeo Zuccari e aiuti. L’autunno viene invocato dall’uva e da Dio Bacco, tradizionalmente considerato l’inventore del vino. La sua figura è il protagonista in questa sala, dove si legge la sua storia per immagini. Quando nasce, in una immagini davvero realistica, al terribile episodio in cui viene fatto a pezzi dai Titani per vendetta ordinata da Giunone, cotto in un calderone e rimesso insieme da nonna Rea, fino al corteo trionfale dopo la liberazione dai pirati che tentarono di rapirlo. La scena è animata da putti vendemmianti, sileni ebbri e baccanti.

Le scene raffigurate: L’Autunno, la nascita di Bacco. Lo smembramento, la bollitura e la resurrezione di Bacco. La nave di Bacco. Il trionfo di Bacco.

LA STANZA DELL’INVERNO: 1560-1562. Le pitture parietali sono opera di Taddeo Zuccari e aiuti. Facile riconoscere l’inverno, al centro della volta, raffigurato come un paesaggio desolato, con alberi spogli e dove un ragazzo trascina un animale. Nei quattro ottagoni della volta delle scene mitologiche relative alle cattive condizioni climatiche della stagione, in parte forse tratte dalla metamorfosi di Ovidio.

Le scene raffigurate: L’Inverno. Il concilio degli Dei decide di sterminare l’umanità con il diluvio. Vulcano incatena Borea. Eolo scioglie i venti. Deucalione e Pirra sopravvivono al diluvio.

APPARTAMENTO D’INVERNO, IL PIANO DEI PRELATI: composto di cinque stanze, che girano lungo i lati Sud-Ovest del palazzo, soleggiati. Come le stanze dell’appartamento d’estate, anche queste furono affrescate da Taddeo Zuccari e aiuti, in due anni, tra il 1567 e il 1569. I motivi dipinti sono tratti dall’araldica e dall’emblematica farnesiana.

Il Salone è noto come Sala del Teatro o dei Cigni, riprende la decorazione di un soffitto di Giulio Romano nella Villa Madama di Roma, all’epoca proprietà dei Farnese.

Nella volta è dipinto lo stemma del cardinale Odoardo Farnese, nominato a quest’incarico nel 1591, per cui è lecito supporre che ci sia un legame tra la nomina e queste pitture. Confermerebbe questo fatto la nota descrizione del cronista di papa Gregorio XIII che racconta della visita del palazzo di Caprarola avvenuta nel 1578, (dopo la sua visita a Villa Lante di Bagnaia), in cui dice della decorazione dell’appartamento invernale, ancora incompleta. I lati lunghi della volta raffigurano delle scene di sacrificio.

L’ambiente successivo, il Salotto, presenta une delle più note imprese farnesiane: la Vergine con l’unicorno.

Le stanze, che concludono l’appartamento, avevano funzione privata, decorate con stemmi e grottesche.

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Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia: tre giri interi di turbinio di stemmi, greche, volti dipinti che glorificano il Gran Cardinale e la sua casata. Ogni particolare è fatto per imprimere idelebilmente nella menta il potere e la ricchezza dei Farnese.

PALAZZO FARNESE A CAPRAROLA

 

Il Palazzo, i Giardini Segreti, il Parco e la Casina del Piacere

Incontro con la guida al parcheggio bus turistici di Caprarola mezz’ora prima c.a. dell’orario d’ingresso al Palazzo. Dal parcheggio si raggiunge il palazzo con una passeggiata di 15 minuti. Poi, si va alla scoperta di uno dei palazzi più rappresentativi del Rinascimento Italiano, che ci invidia tutto il mondo!

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Palazzo Farnese Caprarola

Il Palazzo Farnese e il borgo di Caprarola

Il Palazzo Farnese di Caprarola si rivela una specie di Pompei del Rinascimento per aver conservato un retaggio architettonico e pittorico di grande rilievo del ‘500 e con essa il riflesso lontano, quanto prezioso, dello stile elegante del modo di vivere della Corte Pontificia dell’epoca. Il palazzo porta il nome della Famiglia Farnese che estese il suo potere dalla Tuscia sin dentro il cuore della Città Eterna, diventando protagonista sulla scena politica d’Italia e d’Europa del XVI secolo.

Palazzo e villa vennero inseriti in un piano urbanistico in cui il grande pentagono, la dimora del signore, legata al borgo con la via dritta, domina il paese dall’alto come un vero Olimpo. Una soluzione che ben riflette la volontà del committente, il Card. Alessandro Farnese il giovane (1520-1589) di celebrare il potere della casata facendo erigere un palazzo forse ancor più esclusivo di quello di Roma, immortalando la memoria della famiglia ai posteri.

Il grandioso progetto fu affidato dal cardinale a Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573) che ebbe quindi il compito di adattare l’idea di un luogo di diletto e di rappresentanza ad una fortezza preesistente disegnata da Antonio da Sangallo il giovane e del Peruzzi, nel 1530, rimasta incompiuta.

Gli spazi interni del pentagono a 5 piani vennero organizzati dal Vignola attorno al cortile circolare secondo un ordine di simmetrie perfette e disposti in base alla loro funzione e alla gerarchia di chi li occupava.

L’esteso ciclo pittorico del secondo Cinquecento di ben 7650 mq., fu interamente commissionato dal Card. Alessandro Farnese il giovane al cui servizio lavorarono i più noti umanisti ed iconografi del periodo come Annibal Caro, Fulvio Orsini, Onofrio Panvinio. Furono loro ad elaborare, ricorrendo alla mitologia classica, alla storia sacra, alla storia, il ciclo iconografico realizzato dagli artisti tra i più famosi dell’epoca, come Taddeo e Federico Zuccari, Jacopo Bertoja, Giovanni de’ Vecchi, Raffaellino da Reggio, Antonio Tempesta, Antonio da Varese.

Il percorso di visita al Palazzo Farnese di Caprarola:

La Sala delle Guardie (Federico Zuccari 1567-1569) – è posta accanto alla piccola sala circolare delle armi dove oggi si trova la biglietteria, immette nello spazio elegante del palazzo. Come un biglietto da visita: nella volta lo stemma del Gran Cardinal Alessandro Farnese, gli affreschi che documentano la costruzione del palazzo e del borgo. Tra le scene dipinte, il Grande assedio di Malta da parte Solimano il Magnifico, vinto dalla lega antiturca in cui s’impegnò il Gran cardinale la cui importanza viene sottolineata dalla rappresentazione pittorica.

Il Cortile circolare (Jacopo Barozzi, il Vignola) – Particolare architettonico e simbolico importante. Il Vignola realizzò il cortile circolare su due portici sovrapposti, cosa che gli permise di far girare intorno ad esso tutti gli appartamenti (estivi ed invernali) del piano rialzato e del piano nobile.

La Scala Regia (affreschi istoriati di Antonio Tempesta, 1580-83) – Soluzione originale e realizzazione magnifica della scala a chiocciola che il Vignola fece ruotare su trenta colonne doriche e ioniche, incoronata da una cupola con i Gigli Farnesiani. La scala fa tre giri completi, in un turbinio davvero emozionante, di ascesa accompagnata da affreschi con i simboli dei Farnese, di finte finestre dipinte che si aprono su paesaggi ideali e riferimenti neoplatonici.

Il  Piano nobile: 

La Sala di Ercole (Federico Zuccari e Jacopo Bertoia, 1568-1572-73) celebra il grande patrimonio dei Farnese, il ducato di Castro, di Parma e Piacenza e serba una vista attraverso il loggiato aperto sul paesaggio verso Roma, incoronazione del potere raggiunto. Nel ciclo di affreschi rappresentato nella volta, il personaggio mitologico di Ercole con le sue gesta allude alla potenza farnesiana ed alla munificenza del Card. Alessandro.

La Cappella (Federico Zuccari, 1566) – Stanza circolare, era la cappella dove si svolgevano le funzioni religiose della Corte del Gran Cardinal Alessandro. Sulle pareti le figure degli apostoli, nella volta viene narrata la Sacra Scrittura, tratta dal Vecchio Testamento.

La divisione della volta con sei scomparti riccamente decorati è la proiezione del pavimento disegnato con identiche partizioni con uso di marmi policromi e cotti bicolori.

La Sala dei Fasti Farnesiani (Taddeo Zuccari 1561-63) – Era la sala di rappresentanza, la più importante del palazzo, in cui emerge più di ogni altra l’importanza politica raggiunta a livello europeo della Casata.

LAnticamera del Concilio (Taddeo e Federico Zuccari 1562-64) – La sala è dedicata dal Card. Alessandro Farnese il giovane al nonno, Papa Paolo III, ai ruoli e momenti più salienti del suo papato. Tra questi il Concilio di Trento da lui avviato nel 1546. Affreschi, stucchi, tridimensionalità e gioco ottico prospettico rendono la decorazione della sala sfarzoso ed opulento.

La Camera dell’Aurora (Taddeo Zuccari 1563-65) – Era la camera da letto dell’appartamento d’estate del Cardinale Alessandro. Nella volta viene rappresentato un ingannevole gioco prospettico che innalza il soffito sfondandolo verso il cielo, in cui è rappresentata l’allegoria della Notte che si spegne sotto le luci dell’Alba.

La Stanza dei Lanifici (Taddeo Zuccari 1563-64) – Era lo spogliatoio del Cardinale Alessandro, una stanza colma di decorazione di riquadri, incastri di figure, grottesche emblemi e stucchi il cui tema tratta l’arte della tessitura ed i filati destinati all’abbigliamento. L’iconografia richiama vari personaggi mitologici tra i quali Aracne trasformata da Atena in ragno.

La Stanza della Solitudine o dei Filosofi (Taddeo Zuccari 1565-66) – Era lo studio del cardinale nell’appartamento d’estate. L’iconografia rievoca personaggi cristiani e pagani i quali scelsero una vita di solitudine dedicata alla contemplazione e la meditazione. Il Torrione – E la punta del pentagono ed il raccordo tra i due appartamenti, quello estivo e quello invernale, è carico di significati simbolici. Include le due stanze più riservate:

la Stanza del Torrione, la punta del pentagono dove si concentravano le attività intellettuali e la fruizione volta all’estetica del Gran Cardinale, difatti, la punta del p entagono dal punto di visto filosofico e simbolico riassume il contenuto neoplatonico del palazzo, voluto dal cardinale.

 Il Gabinetto dell’Ermatena (Federico Zuccari 1566-67), probabile studiolo del segretario personale del cardinale, nella volta con Atena e Ermes raffigurati in un solo corpo, significando la fusione della saggezza (Atena) e dell’eloquenza (Ermes). Quest’ultimo unisce il Cielo alla Terra. Negli angoli gli oggetti attribuiti alle invenzioni delle due divinità. Tra alcuni dipinti di paesaggio è riconoscibile l’episodio nell’Odissea, in cui Odisseo si lega all’albero della nave, per resistere al canto delle sirene. Appaiono alcuni simboli fortemente e indiscutibilmente legati all’ermetismo di cui il Gran Cardinale era conoscitore.

Stanza della Penitenza (Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja 1569-71) – Il Gran Cardinal Farnese desiderò proseguire con il tema meditativo, iniziato nella Stanza della solitudine, dove i soggetti erano tratti dalla storia-mitologica. Nella Stanza della penitenza invece, che è speculare a quella della Solitudine, lo spirito meditativo richiama esclusivamente l’aspetto religioso.

Al centro della volta la Croce di Cristo con la corona di spine e sorretta da angeli, con il motto “Oh, legno beato sul quale Cristo ha sofferto il martirio” (tratto dal greco storico della Chiesa, Sozomenio).

Quanto alla funzione della Stanza della Penitenza, alcuni storici dell’arte, come il Faldi (1962), suggeriva che l’ambiente fosse una Sala da pranzo, dove le immagini rappresentate dovevano esortare alla moderazione e alla frugalità.

Mentre altre fonti, (come Gombrich, 1972, in A. Witte: The artful Hermitage 2008) mettendo in relazione i soggetti rappresentati e lo stesso vano, menziona un ruolo tipo studiolo o una funzione di tipo religioso, per questa stanza.

La Stanza dei Giudizi (Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569-71) – Stanza riccamente decorata con stucchi ed affreschi dedicata alla Saggezza e alla Giustizia dove il cardinale Alessandro prendeva delle decisioni importanti. Il programma iconografico è imperniato sul Giudizio Universale della Chiesa attraverso fatti biblici dell’Antico Testamento, dei quali il Giudizio di Salamone rappresentato nel centro della volta.

Si pensa che in questa stanza il Gran cardinal Alessandro Farnese concedesse le udienze, per il fatto, che l’ambiente comunica con l’esterno, con i Giardini, e che permettesse l’affluenza delle persone senza recare disturbo nelle altre stanze del palazzo.

Ma, sono soprattutto le decorazioni a supportare quest’idea, perché connesse con la giustizia e la saggezza divina, necessarie per governare. Al centro della volta il tradizionale Giudizio di Salomone.

La Stanza dei Sogni (Jacopo Zanguidi detto il Bertoja 1570-71) – Addormentarsi nella camera da letto invernale del Gran Cardinal Farnese, è una esperienza che non potremo mai fare, osservare come la luce illuminasse il brulicare degli esseri fantasiosi dell’ovale della volta. Il bellissimo fregio a monocromo che circonda l’ovale centrale, i colori cangianti dalle tinte pastello, l’eleganza delle figure in movimento, aumenta il pregio delle opere di affresco della stanza.

Il disegno molto simile a quella dell’altra camera da letto, estiva (dell’Aurora), speculare a quest’ambiente, tuttavia i soggetti, ugualmente relativi al sonno e ai sogni, qui sono tratti dalle sacre scritture, anziché dalla mitologia classica.

Così, come avvenne per i soggetti rappresentati in tutto l’appartamento d’inverno, tratti dall’Antico Testamento, conformemente con il carattere controriformato delle raffigurazioni, tutte a soggetti biblici.

Alcune delle scene rappresentate raccontano dei sogni, altre degli episodi avvenuti durante il sonno dei personaggi, a volte i sogni si rivelano premonitori, altre volte richiedono l’intervento di interpreti. Le scene sembrano focalizzarsi sull’educazione morale.

La Stanza degli Angeli (Bertoja, G. De Vecchi e R. Da Reggio 1572-75)- E’ una delle stanze più belle del palazzo, riccamente ornata di stucchi e dorature nella volta. Si potrebbe chiamare quest’ambiente anche la Stanza dell’eco, se volessimo dare più peso all’aspetto divertente, invece del tema proposto negli affreschi, che è il trionfo del bene sul male.

Sì, perché, esiste un curioso effetto d’eco che si crea in punti precisi nella stanza, che aveva lo scopo di stupire gli ospiti. Non si ha però nessun documento che ci dica l’uso preciso al quale fu adibito l’Anticamera degli angeli.

I protagonisti della stanza sono gli angeli che vengono rappresentati in quanto strumenti della potenza e della giustizia di Dio.

La volta sfonda, attraverso la pittura illusionistica del Bertoja, verso il cielo, dove viene rappresentato l’episodio della Caduta degli angeli ribelli, in una scena apocalittica che si svolge in mezzo alle nuvole. E’ questa la scena principale che costituisce il filo conduttore delle rappresentazioni della stanza, con il significato del trionfo del bene sul male

Sala del Mappamondo (G.A. Vanosino, G. de Vecchi, R. da Reggio, 1573-75) – Alle pareti vengono riportati in un’opera cartografica ammirevole i quattro continenti scoperti dai più grandi navigatori dell’epoca. Nella volta viene rappresentata la sfera celeste con 51 costellazioni, sotto forma di personaggi ed animali mitologici, tratte maggiormente dal catalogo dell’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo. La mappa celeste contiene i riferimenti fondamentali per poter orientarsi nel cielo dipinto. Le rappresentazioni esprimono il ruolo universale della Chiesa Cattolica, la diffusione dei suoi valori in ogni angolo del creato, così nel Nuovo Mondo.

I Giardini Segreti (realizzati entro il 1583) di cui uno è visitabile, il Parco con la Casina del Piacere ed i terrazzamenti con fontane e giochi d’acqua (realizzati 1584-89 da Jacopo del Duca e Giovanni Garzoni).

Villa Farnese Caprarola

Palazzo Farnese Caprarola – La Sala del Mappamondo

 

PER VISITARE PALAZZO FARNESE A CAPRAROLA, CON GUIDE TURISTICHE UFFICIALI DEL TERRITORIO PRENOTA AL 328.4248738 info@artinvistaguideviterbo.com IT, FR, SP, EN. Per gruppi e privati. 

Palazzo Farnese di Caprarola. L'Anticamera degli angeli. La volta. La pittura illusionistica del Bertoja sfonda verso il cielo con la scena apocalittica della Caduta degli angeli ribelli. Sulla destra san Michele arcangelo che vince Lucifero. In basso il volto con le orecchie di asino è la firma, in forma di autoritratto, del Bertoja.

Palazzo Farnese di Caprarola + Il Sacro Bosco di Bomarzo. Un viaggio nel Rinascimento di 1 giorno.

Com’è noto, nella seconda metà del secolo XVI papi e cardinali commissionarono delle ville e dei giardini stupendi attorno a Roma, dove poter ritirarsi dalla vita frenetica della città eterna. Ciò rientrava in una certa maniera di vivere, molto dispendiosa, a volte criticata dalla nostra visione del mondo del XX secolo. 

Si è nello stesso tempo consapevoli del fatto, che si tratti di un patrimonio che oggi rappresenta una bella fetta della nostra industria turistica, oltre che la straordinaria identità dell’arte italiana. 

Che cosa si visita? Nella prima parte della giornata si va alla scoperta del bel Palazzo Farnese di Caprarola, della sua architettura e della pittura che si rivela un delicato e sofisticato tessuto che include vari aspetti artistici e culturali del Rinascimento e del Manierismo. 

A seguire si visitano i Giardini, realizzati come il palazzo pentagonale, su progetto di Jacopo Barozzi da Vignola, costruiti in alto della collina, dove le proporzioni perfette dell’architettura rinascimentale viene portato ai limiti estremi possibili. 

Pranzo possibilmente a Caprarola oppure lungo il percorso verso il Sacro Bosco di Bomarzo, meglio conosciuto come il Parco dei Mostri.

Nel pomeriggio si continua il viaggio nel mondo della stessa ispirazione culturale Rinascimentale-Manierista, però in un Giardino cosparso di sculture e di costruzioni note come uniche al mondo, impostato su delle conoscenze neoplatoniche in modo assolutamente originale. 

PER VISITARE PALAZZO FARNESE E IL SACRO BOSCO DI BOMARZO CON GUIDE TURISTICHE DEL TERRITORIO PRENOTA AL +39 328.4248738 info@guidaviterbo.com info@artinvistaguideviterbo.com All’att. di Maddalena Marton Guida Turistica Ufficiale. 

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia: tre giri interi di turbinio di stemmi, greche, volti dipinti che glorificano il Gran Cardinale e la sua casata. Ogni particolare è fatto per imprimere idelebilmente nella menta il potere e la ricchezza dei Farnese.

VILLA FARNESE A CAPRAROLA

Villa Farnese a Caprarola permette un percorso tra sacro e profano, in spazi esclusivi del Secondo Cinquecento. Il palazzo pentagonale con il cortile circolare. I Giardini Bassi e i Giardini Alti con fontane, labirinti, sculture e la Casina del piacere.

Si percorrono le tante sale affrescate che raccontano un pezzo di storia d’Europa del secolo XVI, attraverso l’ascesa al potere dei Farnese. Soldi, potere, matrimoni d’interesse, carriera ecclesiastica, hanno il loro volto umano, le storie personali sofferte.

Il palazzo fu commissionato dal cardinale Alessandro Farnese il giovane, nipote di papa Paolo III, al grande architetto Jacopo Barozzi. I cinque piani furono completati tra il 1550 e il 1576, con la grandiosa Scala Regia, una scala elicoidale che gira su 30 doppie colonne.

La Sala del Mappamondo affrescata nel 1574 è dedicata alle scienze geografiche, una delle sale più interessanti.

Il Sacro e il profano sono presenti sia nella storia della famiglia, nella maniera di vivere della Corte dei Farnese, sia nelle immagini andremo a vedere. Compresi quelli legati alle conoscenze alchimiche.

I Giardini Bassi si aprono alle spalle del palazzo, sono due grandi quadrati che si allacciano strettamente all’edificio pentagonale. Sono tipicamente all’italiana, riducibili a forme geometriche dai significati cosmici.

L’area degli intrattenimenti è la Fontana dei Tartari, dove il cardinale Alessandro amava allietare i suoi ospiti.

Il Giardini Alti sono costruiti nel fianco di una collina, furono completati sul disegno di Jacopo Barozzi da Vignola nel 1620. La monumentale sequenza di fontane, di labirinti, sculture sono posti su più livelli, e rispettano le regole dell’architettura rinascimentale. La Casina del Piacere purtroppo non è aperta alle visite.

PER VISITARE VILLA FARNESE DI CAPRAROLA CON GUIDE TURISTICHE UFFICIALI DEL TERRITORIO PRENOTA AL: 328.4248738  info@artinvistaguideturistiche.com                            TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: http://civitadibagnoregioguideturistiche.com

Palazzo Farnese Caprarola

Palazzo Farnese Caprarola – I Giardini Alti

Il Palazzo Farnese di Caprarola e Viterbo. Tour di 1 giorno. Viaggio tra una delle opere più importanti del Rinascimento italiano e il Medioevo.

PALAZZO FARNESE DI CAPRAROLA – VITERBO

Tour di 1 giorno, dal Palazzo Farnese di Caprarola, una delle opere più rappresentative del Rinascimento Italiano, alla Viterbo medioevale.

Contatto diretto con le Guide Ufficiali del Territorio per prenotare visite guidate e tour nella Provincia di Viterbo al + 38 3284248738  o via email info@artinvistaguideviterbo.com  

Il Palazzo Farnese di Caprarola

Il Palazzo Farnese di Caprarola è dall’architettura pentagonale con un cerchio iscritto nel pentagono, una delle opere più grandi del secondo Rinascimento. L’edificio fu realizzato su disegno di Jacopo Barozzi da Vignola, tra il 1550 e il 1576.

In realtà si visita un palazzo-fortezza e villa con dei giardini, i Giardini bassi ed i Giardini alti, questi ultimi realizzati in tempi diversi. Si vedranno delle superfici estese di affreschi, opera degli artisti e degli iconografi più famosi della seconda metà del ‘500, si scorgerà la vista dal palazzo sulla via Dritta, sul borgo, sulla campagna romana.

Entrando nel palazzo, si passa in uno spazio che ostenta ricchezza, dove ogni particolare, architettonico e pittorico, volle glorificare il potere della casata dei Farnese, una delle più importanti d’Europa del XVI secolo.

Il percorso di visita parte dalla piazza antistante al palazzo, si snoda attraverso l’ingresso, la Sala delle Guardie, la Scala a chiocciola sorretta su trenta colonne, il Cortile circolare, tutte le sale del Piano nobile, compresa la Sala del Mappamondo.

Caprarola, Palazzo Farnese

L’architettura del palazzo corrisponde ad un microcosmo che riflette l’ordine dell’Universo, perfetto, perché di natura divina. Questo microcosmo, imperniato sulla visione rinascimentale del mondo, è organizzato in forme geometriche dai significati precisi, dalle proporzioni perfette.

Il palazzo è diviso simmetricamente in due parti, nell’appartamento d’inverno e nell’appartamento d’estate, ed è organizzato attorno al cortile circolare su cinque piani, secondo un ordine di gerarchia e di funzione.

Al Pentagono si allacciano strettamente i Giardini bassi, due grandi quadrati a siepi a disegni geometrici, l’artificio, dove la natura è portata a dimensione d’uomo. I Giardini bassi furono costruiti nei boschi del pendio, dove il Cardinale ed i suoi invitati poterono passare del tempo in mezzo alla natura, sentendo lo scroscio dell’acqua, il cinguettio degli uccelli.

I Giardini Alti furono realizzati su quattro terrazzamenti nella collina boscosa, su un progetto architettonico impegnativo di Jacopo Barozzi da Vignola. Si vedranno una sequenza di fontane, delle sculture, un effetto ombra e luce, lo scintillio dell’acqua, in un’armonia tra arte e natura.

Le fontane sono alimentate con l’acqua del lago di Vico, che arriva attraverso una galleria sotterranea fatta scavare nel tufo dal cardinale Alessandro Farnese il giovane.

La Casina del Piacere a due piani (1584-1586), destinata come residenza estiva per il Cardinale Alessandro Farnese il giovane, purtroppo non è visitabile. I lavori dei Giardini Alti dopo la morte del Vignola (1573) videro l’intervento di Giacomo del Duca (1520-1601) e furono completati nel 1620 da Girolamo Rainaldi (1570-165).

Il committente del palazzo fu il cardinale Alessandro Farnese il giovane (1520-1589), nipote di papa Paolo III, che nel 1549 si ritirò nella vecchia fortezza di Caprarola, mai compiuta, e decise di far costruire un palazzo, ancor più rappresentativo di quello di Roma.

Per prenotare le visite guidate ed i Tour nella Tuscia, chiamate direttamente le guide turistiche ufficiali per la Provincia di Viterbo, specializzate anche in lingue straniere. Esperte, cordiali, preparate. Cell.+ 39 328 4248738 email: info@artinistaguideviterbo.com

VITERBO

Viterbo è una cittadina dall’atmosfera medioevale, dove si addentra nelle contrade duecentesche. Si scopre una città dal volto scolpito nella pietra lavica, le piazze con le fontane a fuso, le dimore nobiliari con il “profferlo”, le case a ponte, le torri, le chiese romaniche, le vie lastricate di lastre di peperino. Si esplora un tratto della via dei Pellegrini, la Francigena, che attraversa la città.

Le 5 cose da non perdere:  il Quartiere San Pellegrino del XIII secolo, il Museo dei Facchini di S. Rosa, il Palazzo dei Papi costruito tra il 1255 e il 1266, il Duomo di San Lorenzo che da chiesa romanica fu trasformata attraverso i secoli. Il percorso è un viaggio nella storia, nelle leggende, nell’arte e nelle tradizioni viterbesi.

Viterbo

Il Quartiere San Pellegrino è un esempio raro dell’arte edilizia ed urbanistica medioevale.

Le 5 cose più caratteristiche del Quartiere San Pellegrino, sono: le case con il “profferlo”, delle dimore nobiliari con una scalinata esterna che fungeva anche da sistema difensivo all’ingresso della casa, posto al primo piano.

Le case a ponte che passano sopra la via, collegando le abitazioni dei due lati della strada.

Il Palazzo degli Alessandri, un gioiello architettonico risalente al XIII secolo in piazza degli Alessandri che è il fulcro del quartiere San Pellegrino.

Il Museo dei Facchini di Santa Rosa dedicato al Trasporto della Macchina di S. Rosa, Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Nel cuore di Viterbo si arriva sul colle, dove oggi sorgono il Palazzo dei Papi e il Duomo. Il colle è il nucleo più antico della città, dove esisteva un insediamento etrusco già nell’VIII secolo a.C., distrutto dai romani. Fu da questo colle che si espanse la Viterbo medioevale, di fondazione longobarda.

Il Palazzo dei Papi è un gioiello architettonico eretto tra il 1255 e il 1266 dove si svolse anche un capitolo importante della storia della Chiesa, il conclave più lungo che durò ben 33 mesi (1268-1271). A questo conclave si rilega un’istituzione fondamentale della Chiesa, che regola le norme delle elezioni papali. L’edificio era la residenza dei papi per oltre vent’anni, quando i pontefici spostarono la sede permanente della Curia Pontificia da Roma in Viterbo.

Il Duomo di San Lorenzo dal campanile trecentesco in travertino e peperino fu probabilmente consacrato nel 1192 e fu rimaneggiato attraverso i secoli. Tra le varie testimonianze artistiche spiccano 3: i capitelli ispirati all’immaginario etrusco, il fonte battesimale in marmo di Francesco d’Ancona (1470), la preziosa pala d’altare del Salvator Mundi attribuita a Liberale da Verona (1472). Scoprirai però molto di più!

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Palazzo Farnese Caprarola

Palazzo Farnese di Capararola – Non vorrete perdere questo gioiello del Rinascimento Italiano?

Villa Farnese Caprarola

Palazzo Farnese Caprarola – La Sala del Mappamondo

Il Palazzo Farnese di Caprarola si rivela una specie di Pompei del Rinascimento per averci conservato un’eredità architettonica e pittorica di grande rilievo del ‘500 e con essa il riflesso lontano, quanto prezioso, dello stile elegante del modo di vivere della Corte Pontificia dell’epoca. Il palazzo porta il nome della Famiglia Farnese che estese il suo potere dalla Tuscia sin dentro il cuore della Città Eterna, diventando protagonista sulla scena politica d’Italia e d’Europa del XVI secolo.

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Palazzo e villa vennero inseriti in un piano urbanistico in cui il grande pentagono, la dimora del signore, legata al borgo con la via dritta, domina il paese dall’alto come un vero Olimpo. Una soluzione che ben riflette la volontà del committente, il Card. Alessandro Farnese il giovane (1520-1589) di celebrare il potere della casata facendo erigere un palazzo forse ancor più esclusivo di quello di Roma, immortalando la memoria della famiglia ai posteri. Il grandioso progetto fu affidato dal cardinale a Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573) che ebbe quindi il compito di adattare l’idea di un luogo di diletto e di rappresentanza ad una fortezza preesistente disegnata da Antonio da Sangallo il giovane nel 1530, rimasta incompiuta. Gli spazi interni del pentagono a 5 piani vennero organizzati dal Vignola attorno al cortile circolare secondo un ordine di simmetrie perfette e disposti in base alla loro funzione e alla gerarchia di chi li occupava. L’esteso ciclo pittorico tardo-manierista (7650 mq.) fu interamente commissionato dal Card. Alessandro Farnese il giovane al cui servizio lavorarono i più noti umanisti ed iconografi del periodo come Annibal Caro, Fulvio Orsini, Onofrio Panvinio i quali elaborarono, ricorrendo alla mitologia classica, alla storia sacra, alla storia, il ciclo iconografico realizzato dagli artisti tra i più famosi dell’epoca, come Taddeo e Federico Zuccari, Jacopo Bertoja, Giovanni de’ Vecchi, Raffaellino da Reggio, Antonio Tempesta, Antonio da Varese.

Percorso di visita al Palazzo Farnese di Caprarola:

La Sala delle Guardie (Federico Zuccari 1567-1569) – è posta accanto alla piccola sala circolare delle armi dove oggi si trova la biglietteria, immette nello spazio elegante del palazzo. Scala Regia (affreschi istoriati di Antonio Tempesta, 1580-83) – Soluzione originale e realizzazione magnifica della scala a chiocciola che il Vignola fece ruotare su trenta colonne doriche e ioniche, incoronata da una cupola con i Gigli Farnesiani. Piano Nobile. Cortile circolare (Jacopo Barozzi, il Vignola) – Particolare architettonico e simbolico importante. Il Vignola realizzò il cortile circolare su due portici sovrapposti, cosa che gli permise di far girare intorno ad esso tutti gli appartamenti (estivi ed invernali) del piano rialzato e del piano nobile. La Sala di Ercole (Federico Zuccari e Jacopo Bertoia, 1568-1572-73) celebra il grande patrimonio dei Farnese, il ducato di Castro, di Parma e Piacenza e serba una vista attraverso il loggiato aperto sul paesaggio verso Roma, incoronazione del potere raggiunto. Nel ciclo di affreschi rappresentato nella volta, il personaggio mitologico di Ercole con le sue gesta allude alla potenza farnesiana ed alla munificenza del Card. Alessandro. Cappella (Federico Zuccari, 1566) – Stanza circolare, era la cappella privata del cardinale Alessandro dove sulle pareti e nella volta viene narrata la Sacra Scrittura. La divisione della volta con sei scomparti riccamente decorati è la proiezione del pavimento disegnato con identiche partizioni con uso di marmi policromi e cotti bicolori. Sala dei Fasti Farnesiani (Taddeo Zuccari 1561-63) – Era la sala di rappresentanza, la più importante del palazzo, in cui emerge più di ogni altra l’importanza politica raggiunta a livello europeo della Casata. Anticamera del Concilio (Taddeo e Federico Zuccari 1562-64) – La sala è dedicata dal Card. Alessandro Farnese il giovane al nonno, Papa Paolo III, ai ruoli e momenti più salienti del suo papato. Tra questi il Concilio di Trento da lui avviato nel 1546. Affreschi, stucchi, tridimensionalità e gioco ottico prospettico rendono la decorazione della sala sfarzoso ed opulento. Camera dell’Aurora (Taddeo Zuccari 1563-65) – Era la camera da letto dell’appartamento d’estate del Cardinale Alessandro. Nella volta viene rappresentato un ingannevole gioco prospettico che innalza il soffito sfondandolo verso il cielo, in cui è rappresentata l’allegoria della Notte che si spegne sotto le luci dell’Alba. Stanza dei Lanifici (Taddeo Zuccari 1563-64) – Era lo spogliatoio del Cardinale Alessandro, una stanza colma di decorazione di riquadri, incastri di figure, grottesche emblemi e stucchi il cui tema tratta l’arte della tessitura ed i filati destinati all’abbigliamento. L’iconografia richiama vari personaggi mitologici tra i quali Aracne trasformata da Atena in ragno. Stanza della Solitudine o dei Filosofi (Taddeo Zuccari 1565-66) – Era lo studio del cardinale nell’appartamento d’estate. L’iconografia rievoca personaggi cristiani e pagani i quali scelsero una vita di solitudine dedicata alla contemplazione e la meditazione. Il Torrione – E la punta del pentagono ed il raccordo tra i due appartamenti, quello estivo e quello invernale, è carico di significati simbolici. Include le due stanze più riservate: la Stanza del Torrione, la biblioteca e il Gabinetto dell’Ermatena (Federico Zuccari 1566-67), probabile studiolo del segretario personale del cardinale. Stanza della Penitenza (Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja 1569-71) – Era probabilmente destinata ad una piccola stanza da pranzo, la Croce sorretta da angeli rappresentata nell’ovale della volta doveva forse ricordare alla temperanza negli eccessi del palato. Stanza dei Giudizi (Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569-71) – Stanza riccamente decorata con stucchi ed affreschi dedicata alla Saggezza e alla Giustizia dove il cardinale Alessandro prendeva delle decisioni importanti. Il programma iconografico è imperniato sul Giudizio Universale della Chiesa attraverso fatti biblici dell’Antico Testamento, dei quali il Giudizio di Salamone rappresentato nel centro della volta. Stanza dei Sogni (Jacopo Zanguidi detto il Bertoja 1570-71) – Le scene tratte dall’Antico Testamento richiamano il tema del sonno, del sogno. Nella volta è rappresentata la storia del Sogno di Giacobbe in allusione alla benedizione divina sul cardinale e la sua famiglia e alla chiesa che egli avrebbe fatto costruire proprio in quel periodo a Roma, la Chiesa del Gesù (1568-71) detta anche “Tempio Farnesiano”. Stanza degli Angeli (Bertoja, G. De Vecchi e R. Da Reggio 1572-75), detta anche dell’eco – Sala riccamente affrescata che tratta il tema della vittoria del bene, rappresentato dal dominio universale di Dio, sul male. Nella volta la caduta degli angeli ribelli in cui il Bertoja si ispira ad uno dei suoi pittori preferiti, il Correggio. Alle pareti si esprime Giovanni de Vecchi rendendo questa sala una delle più belle del palazzo. Sala del Mappamondo (G.A. Vanosino, G. de Vecchi, R. da Reggio, 1573-75) – Alle pareti vengono riportati in un’opera cartografica ammirevole i quattro continenti scoperti dai più grandi navigatori dell’epoca. Nella volta viene rappresentata la sfera celeste con 50 costellazioni, sotto forma di personaggi ed animali mitologici, tratte maggiormente dal catalogo dell’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo. La mappa celeste contiene i riferimenti fondamentali per poter orientarsi nel cielo dipinto. Le rappresentazioni esprimono il ruolo universale della Chiesa Cattolica, la diffusione dei suoi valori in ogni angolo del creato, così nel Nuovo Mondo.

I Giardini Segreti (realizzati entro il 1583) di cui uno è visitabile, il Parco con la Casina del Piacere ed i terrazzamenti con fontane e giochi d’acqua (realizzati 1584-89 da Jacopo del Duca e Giovanni Garzoni).

Palazzo Farnese Caprarola

Palazzo Farnese Caprarola – I Giardini Alti

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Palazzo Farnese di Caprarola. La Stanza dei lanifici. Nell'ottagono: Aracne sfida Atena nel tessere. In basso: Atena trasforma Aracne in ragno.

Palazzo Farnese Caprarola

PALAZZO FARNESE DI CAPRAROLA  fu disegnato nel 1549-50 dal noto architetto, Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573) al servizio del cardinale Alessandro Farnese il giovane (1520-1589). Il Vignola dovette costruire un palazzo fortificato su una rocca preesistente, commissionato dal nonno di Alessandro Farnese il giovane trent’anni prima, ad Antonio da Sangallo il giovane (1484-1546). Barozzi mantenne i bastioni angolari fino al primo piano, fece scavare il tufo sotto la fortezza per formare i sotterranei. Mantenne anche l’idea del Cortile circolare del Sangallo, che andrebbe sviluppato poi in modo spettacolare.

Palazzo Farnese Caprarola

Papa Paolo III con i nipoti, Alessandro e Ottavio. Tiziano.

I lavori della costruzione iniziarono nel 1550 e in soli 25 anni l’edificio a cinque piani, dalla struttura complessa fu innalzato. Il cardinale che metteva tutto il suo amore e orgoglio in questa fabbrica, non badò a spese e ingaggiò i migliori artisti per far realizzare i ricchi affreschi e ornamentazioni, eseguiti tra il 1566-1574 da Antonio Tempesta, Federico e Taddeo Zuccari, Jacopo Bertoja, Giovanni de’Vecchi, Antonio da Varese. Il Gran Cardinale volle la loro presenza e sorveglianza continua durante i lavori. Ogni particolare del palazzo, dall’architettura alla pittura, dovette essere superperfetto, dalle mille sfumature nell’estetica e nel contenuto.

Le tante pareti  istoriate narranti l’ascesa al potere della famiglia, le forme geometriche con le loro simbologie, le allegorie della casata, le scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, le immagini mitologiche, i pavimenti in cotto recanti la stessa divisione delle volte, la superba Scala a chiocciola del Vignola, esprimevano ricchezza e lusso quasi illimitati, persino agli occhi dei visitatori più prestigiosi. Il palazzo costruito secondo i principi più moderni dell’architettura militare, era molto funzionale e dovette adempire anche a scopi di rappresantanza.

L’edificio non fu mai abitato interamente nello stesso periodo dalla corte dei Farnese, – che non coincedeva con i membri della famiglia di sangue -, ma si divideva simmetricamente in una parte estiva e in un’altra invernale. La divisione in piani dell’edificio corrispondeva ad un ordine gerarchico rigoroso. Dei cinque piani due erano affrescati: il Piano dei Prelati al pianterreno dove si trovavano le stanze destinate agli ospiti e ai membri della corte e il Piano Nobile, l’uninco ora visitabile, dove si trovava l’appartamento privato del Gran Cardinale con delle sale di rappresentanza. La magnifica Scala Regia su cui salivano al Piano Nobile i membri della corte e gli ospiti per far visita al cardinale Alessandro, è una sorta di biglietto di visita dei Farnese, che introduce tutto il programma di affreschi del Piano Nobile: possedimenti della famiglia, allegorie della casata con iscrizioni in greco,

Palazzo Farnese Caprarola

La Cupola della Scala Regia del Vignola a Palazzo Farnese di Caprarola

grottesche, il tutto sotto la cupola ornata con lo stemma del Gran Cardinale, i Gigli in fondo d’oro.

I Gigli Farnesiani furono scelti dalla famiglia in ricordo delle loro relazioni strette con Casa Medici. Tra i tantissimi dettagli e ornamenti, a guardar meglio, ci si trovano dei ritratti che ricordano delle donne Farnese, tra loro forse Giulia la Bella, spinta dalla famiglia nelle braccia di Papa Borgia diventandone l’amante e di un’altra donna, particolarmente cara al Gran Cardinale: chissà, la bellissima Clelia, figlia del cardinale, sacrificata anche lei sull’altare degli interessi familiari, come era di uso comune tra i potenti.

La vita nel palazzo non doveva essere particolarmente tranquilla,  visto che la corte doveva contare centinaia di persone. La servitù addetta ai vari servizi e gli staffieri abitavano il terzo e quarto piano. L’uso della Scala Regia che non aveva pari da nessun’altra parte all’epoca, era riservato al cardinale, la sua corte e ospiti, e comunque il cardinale non dovette imbattersi in nessun modo nella servitù. Per loro furono costruite delle scale nascoste dallo sguardo tra le pareti del palazzo.

Il cardinale Alessandro che ricopriva delle cariche diplomatiche cruciali per l’andamento delle sorti della Chiesa, d’Italia e d’Europa, contava su una rete estesissima di agenti in tutte le corti europee e gli capitava di dover far arrivar loro dei messaggi velocemente e in tutta segretezza, anche dal palazzo di Caprarola. A questo scopo il Vignola gli realizzò la Scala del Cartoccio che collega la biblioteca del cardinale – situata al Piano Nobile del torrione che costituisce la punta del pentagono -, con i sotterranei. La scala presenta un incavo lungo il suo corrimano, con l’aiuto del quale si poteva far scivolare i messaggi piegati a forma di cartoccio, contenenti all’interno un peso o sasso, dall’alto.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala del Mappamondo. L'Asia.

Visitare Palazzo Farnese di Caprarola – andar per arte.

VISITARE PALAZZO FARNESE DI CAPRAROLA – andar per arte.

Il PALAZZO FARNESE (1550-1575) di Caprarola (Viterbo).

Palazzo Farnese di Caprarola. La vista dell'alto del grande pentagono fortificato, con alle spalle i primi giardini. Il collegamento tra palazzo e borgo è il rettifilo, la Via Dritta. La linea della stessa via taglia a metà il borgo, ma anche il palazzo che si divide simmetricamente in due: nell'appartamento d'inverno e nell'appartemento d'estate. Foto presa dal web.

Palazzo Farnese di Caprarola. La vista dell’alto del grande pentagono fortificato, con alle spalle i primi giardini. Il collegamento tra palazzo e borgo è il rettifilo, la Via Dritta. La linea della stessa via taglia a metà il borgo, ma anche il palazzo che si divide simmetricamente in due: nell’appartamento d’inverno e nell’appartemento d’estate. Foto presa dal web.

Nel piccolo borgo di Caprarola situato tra Viterbo e Roma, si trova uno dei capolavori del tardo rinascimento italiano : il palazzo pentagonale con grandi estensioni di affreschi e la villa con la Casina del piacere, i giardini all’italiana a labirinti, fontane con giochi d’acqua e sculture. Il palazzo porta il nome della stessa famiglia del palazzo di Roma, una famiglia di origini antiche della provincia di Viterbo, cui membri proseguirono con determinazione e con tutti i mezzi il loro unico scopo : quello di arrivare alle più alte cariche della Corte Pontificia e nei saloni dell’aristocrazia romana. Vi giunsero attraverso i matrimoni e la carriera ecclesiastica, assicurando nel contempo  l’avvenire della discendenza. Il committete del palazzo di Caprarola era il Cardinale Alessandro Farnese (1520-1589) che desiderava completare e addirittura superare quello che Papa Paolo III  Farnese (1468-1549) fece realizzare nel palazzo di Roma : illustrare, attraverso un’opera grandiosa la ricchezza e il potere ottenuto dal Casato. Il cardinale Alessandro Farnese chiamato « il Gran Cardinale » fu un mecenate e amante delle arti, umanista e personaggio-chiave della Corte Pontificia in materia diplomatica. Successe nel 1550 ch’egli si ritirò da Roma nella vecchia fortezza, – disegnata attorno al 1520 dall’architetto militare della famiglia,  Antonio da Sangallo il giovane -, a Caprarola per trovare conforto dopo la terribile uccisione di suo padre (1547),  Pier Luigi et la morte del nonno (1549), Papa Paolo III. Quel momento fu un ritorno alle radici e la riscoperta della bellezza della zona, che oltre ad essere un punto strategico per la famiglia, era adatta alla caccia e alla pesca, attivitá preferite dei signori dell’epoca. Il Gran Cardinale decise di erigere al posto della fortezza pentagonale, mai compiuta, un palazzo sontuoso e la villa, dove poter ricevere personaggi importanti e magari passandoci l’estate, lontano dalla calura soffocante di Roma. Antonio da Sangallo il giovane (1484-1546) essendo morto, il cardinale affidò il progetto a Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573) che mantenne la forma pentagonale dell’edificio con il cerchio iscritto al suo interno, fece realizzare l’alzato e fece scavare i sotterranei nella roccia tufacea. Il Vignola controllava personalmente i lavori della fabbrica, o comunque lasciava sul posto suo fratello che lavorava al suo fianco nel cantiere, cosa grazie alla quale ogni dettaglio dell’edificio risulta estremamente preciso.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia.PER VISITARE PALAZZO FARNESE DI CAPRAROLA CON GUIDE TURISTICHE UFFICIALI DEL TERRITORIO PRENOTA AL 328.4248738   IT,FR,SP,EN.

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Il cardinale commissionò ai migliori artisti e iconografi del tempo la realizzazione degli affreschi, tra loro Taddeo et Federico Zuccari, Jacopo Zanguidi, Antonio Tempesta, Giovanni de Vecchi.  La visita guidata del palazzo include la Sala dei Guardie (ingresso al palazzo), la Cortile circolare a due piani attorno alla quale girano gli appartamenti d’inverno e d ‘estate, la Scala Regia che gira su 30 colonne lungo le pareti istoriate e le dodici sale del Piano Nobile riccamente ornate di affreschi, stucchi, false architetture, incastri di immagini. Dalla Sala di Ercole la vista spazia dal Monte Soratte, un vulcano spento, alla campagna verso Roma, così come sulla Via Dritta, la via rettilinea che lega il grande pentagono costruito in cima del borgo.  Raggiungendo i Giardini Bassi attraverso uno dei ponti situati sopra il fossato che circonda il palazzo-fortezza, si arriva ai Giardini Alti dove si trovano la Casina del piacere circondato da giardini all’italiana a labirinti, da sculture di Pietro Bernini (1562- 1629), delle fontane con giochi d’acqua spettacolari. I Giardini Alti furono modificati con l’intervento di Giacomo del Duca (1520-1601) assistente apprezzato da Michelangelo durante vari lavori effettuati a Roma, e furono compiuti da Girolamo Rainaldi (1570-1655)  

Caprarola. Palazzo Farnese.

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Palazzo Farnese di Caprarola. La Scala Regia: tre giri interi di turbinio di stemmi, greche, volti dipinti che glorificano il Gran Cardinale e la sua casata. Ogni particolare è fatto per imprimere idelebilmente nella menta il potere e la ricchezza dei Farnese.

Alla scoperta del Palazzo Farnese Caprarola e del borgo.

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Palazzo Farnese Caprarola

Palazzo Farnese Caprarola

Il PALAZZO FARNESE DI CAPRAROLA  si trova a metà strada tra Viterbo e Roma lungo la Cassia Cimina, a due passi dal lago di Vico, tra i castagneti secolari dei Monti Cimini. Fu agli inizi del 1500 che il cardinale Alessandro Farnese il vecchio (1468-1545) acquistò il borgo medioevale di Caprarola dagli Anguillara, – tradizionali nemici di casa Farnese -, per renderlo centro dei domini dei Farnese in Tuscia e da dove poter proseguire la politica espansionistica della casata, verso Roma. Il cardinale aveva chiaro in mente l’obiettivo da raggiungere: arrivare al potere supremo della Corte Pontificia. Occorreva, nel punto strategico scelto, una rocca cui progetto fu affidato dal cardinale nel 1520 all’esperto architetto militare della famiglia, Antonio da Sangallo il giovane (1484-1546) che progettò un grande edificio a pianta pentagonale sul punto più alto dello sperone roccioso dove sorge il borgo.

L’edificio con bastioni angolari, in tutto concepito secondo i principi dell’architettura militare del tempo, era disegnato attorno ad un cortile circolare. I lavori vennero interrotti nel 1534 con l’elezione al soglio pontificio del cardinale, incoronato Papa sotto il nome di Papa Paolo III che si allontanò quindi da Caprarola, nella Corte Pontificia a Roma. Ad un certo punto della storia della casata, nel 1549 il cardinale Alessandro Farnese il giovane (1520-1589), il “Gran Cardinale” nipote di Papa Paolo III, tornò alle antiche radici della famiglia a Caprarola, in un momento di conflitti subiti in Roma, dopo l’uccisione a Piacenza di Pier Luigi Farnese (1503-1547) – duca di Parma e Piacenza e padre del cardinale e la morte di Papa Paolo III.  Il cardinale riscoprì i luoghi di grande bellezza, adatti assieme alla caccia e alla pesca, attività predilette dei signori dell’epoca, e decise di far costruire un palazzo più grande e fastoso di quello di Roma, degno della celebrità ottenuta dai Farnese sulla scena politica d’Europa.

Il Gran Cardinale, umanista e mecenate d’arti, commissionò il progetto prima del 1555, essendo morto Antonio da Sangallo il giovane, a Jacopo Barozzi da Vignola(1507-1573) che mantenne il disegno pentagonale del castello disegnato dal Sangallo e tradusse l’idea del Gran Cardinale, fornendo una duplice funzione al palazzo: fortezza e villa da rappresentanza, dalle soluzioni architettoniche esclusive. Una volta eretto il palazzo in 27 anni di lavoro, si procedette alla profonda ristrutturazione del borgo medioevale, distruggendone la gran parte, costruendo ponti e gallerie, adeguando il livello della strada a quello del palazzo, innalzando edifici nuovi lungo la via Dritta, che collega il palazzo in alto con il borgo situato in basso. I signori dell’epoca che venivano a far visita alla Corte del Gran Cardinale arrivavano in carrozza ai piedi della via Dritta che apriva una vista scenografica dal basso sulla mole dell’edificio e poi più avanti sulla bella doppia rampa ovale che è il nodo di raccordo tra il paese e il palazzo. Le carrozze accedevano per la Porta del Facchino in un vano circolare nei sotterranei del palazzo scavati interamente nel tufo, dove potevano girare, mentre gli ospiti salivano a piedi la famosa scala elicoidale, la Scala Regia del Vignola fino al Piano Nobile.

Palazzo Farnese Caprarola, il borgo e la via Dritta

Palazzo Farnese Caprarola, il borgo e la via Dritta

Nella divisione del palazzo vi era un ordine gerarchico rigoroso. Il cardinale, la sua corte e gli ospiti non dovevano assolutamente imbattersi nel personale, il quale usava una scala interna costruita nelle pareti interne dell’edificio, comunicante tra i sotterranei, – dove si trovavano anche le cucine, i magazzini ed i servizi necessari alla servitù -,  e gli altro quattro piani del palazzo.

Palazzo Farnese Caprarola, disegno

Palazzo Farnese Caprarola, disegno

Un’altra scala, chiamata Scala del Cartoccio di forma elicoidale collegava i sotterranei e il tetto, ed era provvista di una guida scolpita nel corrimano che permetteva di far scendere dall’alto un cartoccio di carta riempito di sabbia o di sassolini, permettendo di far arrivare messaggi velocemente e in segretezza.

Al pianterreno, chiamato Piano dei Prelati riccamente affrescato ma non visitabile, si trovavano gli appartamenti posti attorno al Cortile Circolare, della Corte e degli ospiti del Cardinale. La copia planimetrica del Piano dei Prelati è il Piano Nobile, aperto alle visite, con gli appartamenti privati e di rappresentanza del Cardinale Alessandro, quattordici sale riccamente affrescate dagli artisti più famosi del Secondo Rinascimento (Taddeo e Federico Zuccari, Jacopo Bertoja, Antonio Tempesta, Giovanni de’ Vecchi, Raffaellino da Reggio, A. Vanosino). Gli affreschi recentemente (2014) restaurati sono come i capitoli vivi di un libro di storia sulla scalata al potere dei Farnese, ritratti a fianco dei personaggi più importanti d’Europa del XVI secolo, tra i quali Carlo V, Francesco I, Filippo II, Enrico II. I tanti dettagli preziosi dipinti di finta architettura, di porte finte che sembrano aprirsi, di volte delle stanze che si aprono verso il cielo, di ricchissimi stucchi ed incastri di figure e colori, di finti riquadri di arazzi, conservano intatto il loro fascino.

I due piani superiori privi di affreschi, il Piano dei Cavalieri e dei Staffieri erano degli addetti a questi servizi.

Il palazzo è diviso simmetricamente in due settori, in uno invernale ad Ovest ed in un altro estivo a Nord, non era mai interamente abitato durante l’anno.

Dagli interni del Piano Nobile si passa tramite due ponti che scavalcano il fossato nei giardini bassi, dove poter ammirare i giardini all’italiana. Un viale alberato sale nel pendio della collina, dove potete vedere i giardini alti con la Casina del Piacere circondata da giardini all’italiana, labirinti, sculture e grandiosi fontane con giochi d’acqua.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Da sinistra a destra: Il matrimonio di Ottavio Farnese (fratello minore del Gran Cardinale) con Margherita d'Austria, figlia naturale dell'imperatore Carlo V. La data reale dell'evento 1538. Al centro: ritratto di Filippo II di Spagna. Sulla destra le nozze di Orazio Farnese (altro fratello del Gran Cardinale) con Diana di Valois. La data reale delle nozze 1553. Ancor più a destra, la Guerra ai Luterani.

Palazzo Farnese di Caprarola. La Sala dei Fasti. Da sinistra a destra: Il matrimonio di Ottavio Farnese (fratello minore del Gran Cardinale) con Margherita d’Austria, figlia naturale dell’imperatore Carlo V. La data reale dell’evento 1538. Al centro: ritratto di Filippo II di Spagna. Sulla destra le nozze di Orazio Farnese (altro fratello del Gran Cardinale) con Diana di Valois. La data reale delle nozze 1553. Ancor più a destra, la Guerra ai Luterani.

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